Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato minacciato dai comandanti del battaglione Azov. Un retroscena clamoroso rivelato da Lucio Caracciolo ieri nel corso del suo intervento a “Otto e mezzo”, su La7. Il direttore della rivista di geopolitica Limes ha parlato, infatti, della resa dell’Azovstal: «C’è una tensione piuttosto forte tra i comandanti e i combattenti, si sentono abbandonati dal governo. Hanno addirittura minacciato di rappresaglie Zelensky e altri». Caracciolo ha anche evidenziato una «difficoltà sempre più evidente tra i comandanti russi e ucraini, che non si coordinano e non riescono quindi a mettere in piedi dei corridoi umanitari».
Il tema è stato affrontato nelle telefonate di questi giorni tra Russia e Stati Uniti. «Mirano proprio a ristabilire un minimo di dialogo sul campo». Ma resta un mistero l’epilogo all’acciaieria Azovstal: «Certo, dei combattenti che escono da Azovstal senza combattere… non so come definirli, dal punto di vista pratico è una resa», ha proseguito Lucio Caracciolo.
“CONTANO TERRITORI O PERSONE CHE CI ABITANO?”
Nel frattempo, continuano ad arrivare armi all’Ucraina. «Oggi ha il parco di armi anti-carro più importante al mondo dopo quello americano», ha affermato Lucio Caracciolo. Per quanto riguarda la fine della guerra, il direttore di Limes ritiene non si debba cominciare da zero, ma ripartire da ciò che si sa: cioè che c’è stata un’aggressione ai danni dell’Ucraina, che viene armata dai suoi alleati. «Non mancheranno le armi a Kiev, ma una tregua sarà possibile quando Putin e Zelensky quando potranno venderla come qualcosa di inevitabile o vittoriosa. Non mi pare che siano a questo punto», l’analisi dell’esperto di geopolitica.
Inoltre, fa un appunto alle autorità di Kiev: «Nel momento in cui poni come obiettivo per arrivare ad un accordo di pace la ripresa della Crimea, allora ti prepari a una guerra lunga. O rientriamo nella realtà o è complicato. Quando una opinione pubblica è convinta che la guerra finirà solo quando torneranno ai confini del ’91, è difficile poi spiegargli che i confini saranno un po’ più stretti». Quindi, per Lucio Caracciolo bisogna ragionare su un principio di fondo: «Contano più i territori o le persone che ci abitano?».