Dietro la resa del Battaglione Azov, ci sarebbe un accordo tra la Russia, l’Ucraina, la Croce Rossa Internazionale e l’Onu. Ma cosa è successo ai militari che si trovavano nell’acciaieria Azovstal a Mariupol? A raccontarlo è Kateryna Prokopenko, moglie di Denis, comandante del reggimento che si è consegnato ai russi il 20 maggio. Secondo il generale maggiore russo Konashenkov, Prokopenko sarebbe stato portato via “con un veicolo blindato speciale” verso alcune aree controllate dai russi. Il motivo del trasferimento? “I residenti lo odiavano e volevano ucciderlo per le numerose atrocità commesse”.
Al Corriere della Sera, Kateryna, moglie di Denis, ha spiegato che dal suo punto di vista Kiev, Mosca, la Cri e l’Onu avrebbero un patto segreto per salvaguardare la vita dei soldati del battaglione: “Siamo in contatto con i negoziatori ma non possiamo divulgare informazioni su questo. Quello che possiamo dire è che è prevista la possibilità per i reclusi di fare telefonate periodiche ai familiari, probabilmente i graduati stanno avendo la priorità”. Gli arrestati si trovano ora a Olenivka, paese della regione di Donetsk.
Battaglione Azov, cosa c’è dietro la resa?
Al The Guardian, Kateryna ha raccontato la telefonata con il marito, comandante del Battaglione Azov: “Gli hanno dato acqua e cibo. Le condizioni soddisfano i requisiti degli accordi e non hanno subito violenze in questo periodo. Cosa accadrà dopo non lo sappiamo ma al momento ci sono terze parti come l’Onu e la Croce Rossa che tengono sotto controllo la situazione”.
Secondo il The Guardian, Kateryna e Yulia, allo stesso modo moglie di un altro soldato, vogliono fondare un’organizzazione indipendente per sostenere i combattenti dell’Azovstal. “Lo scopo è organizzare chiamate settimanali con i detenuti, per sfatare le bugie dei russi sui nostri ragazzi, per garantire che le loro condizioni rimangano soddisfacenti – letto, medicine, acqua e cibo, e fare campagna per il loro rapido rilascio”, spiegano al giornale. La difesa dell’Azovstal era guidata dal reggimento Azov, che dagli ucraini viene considerato “nazista” visti i forti rapporti con la Russia.