Nonostante i numerosi appelli a mettere da parte le discriminazioni, è ancora difficile per una donna riuscire a fare carriera e il mondo dello spettacolo spesso non fa eccezione. Ancora troppo spesso ci si lascia condizionare dai canoni estetici e non si prendono in considerazione le doti necessarie. Ne sa qualcosa Michela Giraud, che abbiamo avuto modo di vedere recentemente al fianco di Michelle Hunziker in “Michelle Impossible“, che in più occasioni si è fatta paladina della body positivity.
Pur essendo ancora agli inizi nel panorama televisivo, lei può già vantare un record non da poco: è la prima comica ad avere una produzione originale su Netflix, “Michela Giraud: la verità, lo giuro“, dove mette in mostra tutta la sua ironia. Questo le permette di farsi conoscere meglio da una platea più vasta dopo l’esperienza fatta a “LOL – Chi ride è fuori” su Amazon Prime Video.
Michela Giraud e la sua lotta in difesa della body positivity
Essere diventata popolare ha permesso a Michela di sfruttarla come un vantaggio e farsi portavoce delle tante donne che non si ritengono soddisfatte del proprio corpo. Tutte noi abbiamo dei difetti, ma è possibile conviverci e non farli diventare un problema. E lei ha voluto sottolinearlo con fermezza proprio perché è una sensazione che ha vissuto in prima persona: “La missione che sento, come attrice comica, è quella di rendere le persone più libere attraverso la mia libertà – ha detto in un’intervista a ‘Vogue’ -. Credo di averlo dimostrato con i miei monologhi, alcuni dei quali hanno rotto le regole non scritte. E ne ho pagato le conseguenze. Molte donne mi ripetevano che ero volgare. Me ne sono crucciata perché volevo piacere a tutti. Poi mi sono detta: ‘Se vuoi piacere a tutti è finita. Allora ben venga il ‘fare schifo’ a qualcuno. La vita è già abbastanza complicata: fare schifo a qualcuno è liberatorio. Rivendico il diritto di fare schifo”.
Non solo, lei ha voluto ribadire come un corpo per essere ritenuto bello non debba essere per forza magro: “Ironizzo sul fatto che spesso nei negozi la taglia più grande è la 42. Questo, in effetti, può mettere a disagio tante donne che, se invece fossero assecondate nelle loro forme, sarebbero felicissime di comprare un sacco di roba. Mi rivolgo ai brand: cosa vi costa arrivare fino alla 50? Avete iniziato a essere inclusivi nelle sfilate, siatelo fino in fondo e vedrete che sarete premiati. Per quanto la body positivity sia importante, può essere un’arma a doppio taglio: a volte sento l’ansia di dovermi piacere per forza, mentre per me ciò che conta è ascoltare il mio corpo che cambia ogni giorno”.