Secondo i media russi il Mare d’Azov, dove si trova Mariupol, è sotto completo controllo dell’esercito di Mosca. Stessa cosa sta succedendo nel Donbass, dove la più veemente offensiva da parte russa dall’inizio della guerra sta ottenendo lo sfondamento delle linee ucraine e mettendo in seria difficoltà le truppe di Kiev. Lo ammette anche il ministro degli Esteri ucraino Dmitry Kuleba: “La situazione è estremamente brutta” ha detto, aggiungendo che se la Nato non fornirà armi missilistiche il quadro è destinato a peggiorare.
Allo stesso tempo, però, la stessa Nato avrebbe deciso di non fornire altri armamenti, più moderni e tecnologici, per evitare il rischio di uno scontro diretto con Mosca. “Lo sfondamento del fronte nel Donbass” ci ha detto il generale Giorgio Battisti, già comandante del corpo d’armata di Reazione rapida della Nato in Italia e capo di stato maggiore della missione Isaf in Afghanistan, “è reale, tanto è vero che la Russia si è detta disposta a trattare, ma da parte di Zelensky non c’è nessuna disponibilità a raggiungere la pace attraverso la concessione di territori ai russi in cambio di un definitivo cessate il fuoco”.
Le forze russe avrebbero sfondato in Donbass. Da quello che possiamo sapere come vede la situazione sul campo?
Si sta verificando quello che in molti avevano previsto. Unificando gli sforzi offensivi sul Donbass, facendo prevalere la propria superiorità tecnologica e concentrando questa potenza di fuoco in un unico fronte che va da Severodonetsk a Mariupol, i russi sono riusciti a sfondare. In questo modo sono vicini a creare una grande sacca dove rinchiudere le migliori e più preparate forze ucraine. Significa non solo occupare geograficamente tutta la regione e infliggere una grande sconfitta militare, ma anche politica e morale, ai soldati ucraini.
I Paesi membri della Nato si sarebbero accordati per non fornire più armi pesanti a Kiev, proprio mentre ne vengono chieste di ulteriori per fermare l’avanzata russa. Perché questa scelta proprio adesso?
La Nato, oltre a quanto fatto fino a oggi, non può fornire di più di quello che sta fornendo in modo generoso, e cioè armi controcarro e contraeree che hanno contenuto l’invasione russa. Il rischio è di entrare in conflitto diretto con la Russia.
Quali armi in particolare potrebbero creare questo rischio?
Quelle di ultima generazione, come missili anti-navi e lanciarazzi, che sono armi offensive. Potrebbero rappresentare quel passo in avanti che potrebbe portare a una diretta reazione russa.
Vista la situazione attuale, viene da pensare che i russi, invece di disperdersi su tanti fronti, se avessero puntato subito con decisione sul Donbass, forse avrebbero vinto la guerra in poco tempo. È così?
Da quello che sta emergendo da varie analisi di siti di intelligence occidentali, la Russia pensava con questo attacco totale delle frontiere ucraine da nord verso Kiev e da sud che le forze ucraine sarebbero crollate. Non militarmente, ma come tenuta morale. Forse hanno compiuto una valutazione errata, tanto è vero che ci sono stati, dopo qualche tempo, avvicendamenti ai vertici dei servizi segreti russi che avevano fornito un quadro troppo favorevole. Questo genere di cose capita negli Stati retti da regimi autoritari: basti pensare all’Italia quando aggredì la Grecia nel 1940. Fu dato a Mussolini un quadro che non si rivelò realistico.
Che scenario prevede per il prossimo futuro? Un cessate il fuoco? O una situazione di guerra locale nel Donbass che potrebbe durare decenni?
Non è facile dirlo. I russi in queste ultime ore affermano di essere disposti a trattare, hanno anche detto di essere disponibili a lasciar partire le navi cariche di cereali. Questo perché hanno raggiunto l’obbiettivo della seconda fase dell’offensiva, occupare il Donbass. Sono gli ucraini, appellandosi al diritto internazionale, che non accettano di trattare fino a quando i russi non si ritireranno sulle posizioni precedenti il 24 febbraio.
Insomma, la guerra durerà a lungo?
Può anche darsi che, spinti da americani e inglesi, gli ucraini accettino di sedersi al tavolo delle trattative per cercare di capire cosa possono ottenere. Dalle affermazioni di Zelensky, però, sembra che non intendano cedere nessun metro quadrato di territorio. Hanno criticato duramente Henry Kissinger quando a Davos ha detto che Kiev deve cedere qualcosa. Fino a ieri gli ucraini erano convinti di poter bloccare l’offensiva e di respingere i russi oltre il confine, ma questo non è successo.
(Paolo Vites)
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