Finnegan Lee Elder, chi è: 21enne in carcere per l’omicidio di Mario Cerciello Rega
Finnegan Lee Elder è uno dei due giovani americani accusati di aver ucciso il vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, la notte del 26 luglio 2019, con undici coltellate. All’epoca dei fatti il ragazzo, proveniente dalla California, aveva appena 19 anni. Finnegan Lee Elder si trovava in vacanza a Roma con l’amico Gabriel Christian Natyale Hjorth, di un anno più piccolo. Proveniente da una famiglia facoltosa, il giovane 19enne sottoposto ad interrogatorio confessò di essere stato lui a sferrare materialmente le coltellate mortali.
Suo padre, Ethan Elder, da ormai quasi tre anni fa la spola dall’America all’Italia per andare a trovare il figlio in carcere. Finnegan Lee Elder fu condannato in primo grado all’ergastolo con isolamento diurno per l’omicidio del carabiniere Cerciello Rega. Un delitto che ha avuto un’eco mondiale. In occasione della sentenza di secondo grado – durante la quale era presente ancora una volta anche suo padre – il pg aveva chiesto la conferma dell’ergastolo ma alla fine nel marzo scorso la Corte d’Assise d’appello di Roma ha ridotto la pena a 24 anni di carcere. Oggi Finnegan Lee Elder, 21 anni, è recluso nel carcere di Rebibbia dove si trova dal giorno seguente all’omicidio del carabiniere. Frequenta la scuola del penitenziario per imparare meglio l’italiano e vorrebbe iscriversi all’università, come svelato da Chiara Guerra, volontaria del Gruppo Idee a Fanpage.it. E’ stata lei a seguirlo sin dal giorno del suo arresto ma all’epoca, spiega Chiara, “era catatonico, non parlava con nessuno ed era letteralmente chiuso in se stesso”.
Finnegan Lee Elder, come sta oggi: le rivelazioni della volontaria del carcere
Da alcuni mesi Finnegan Lee Elder è decisamente migliorato, dal momento che avrebbe iniziato ad aprirsi come svelato dalla volontaria Chiara Guerra dell’associazione che si occupa di aiutare i detenuti in carcere. La donna ha ricordato le difficoltà del ragazzo, arrestato all’età di 19 anni ed ha aggiunto: “Si rende perfettamente conto della situazione inelder cui si trova, ne è consapevole”. Se in un primo momento non aveva voglia di aprirsi, con l’aiuto della psicologa è molto migliorato ed ha iniziato a prendere parte alle varie attività entrando anche nella redazione del giornale ed ottenendo il permesso per andare in palestra.
Fondamentale nel percorso in carcere di Finnegan Lee Elder è il rapporto con la famiglia: “Sono delle persone meravigliose, che stanno cercando di seguire il figlio nel modo migliore possibile”, ha spiegato la volontaria, sottolineando quanto sia stato difficile il periodo della pandemia. “Finnegan Lee Elder è qui da solo, in un paese che non è il suo, e non poteva nemmeno vedere la madre e il padre, se non in videochiamata. Abbiamo detto loro che dovevano essere la sua forza e sostenerlo in questo momento: e lo stanno facendo in modo egregio”, ha concluso Chiara.