Con il governo ancora in silenzio sulla presa di posizione per la riforma pensioni 2022, che dovrebbe entrare in vigore a partire dal gennaio 2023, c’è la maggioranza che fa il punto della situazione e comincia dibattiti inter-partitici e parlamentari, volti a comprendere come formulare l’eventuale riforma delle pensioni.
Riforma pensioni 2022: a chi conviene?
In molti stanno discutendo la proposta di riforma pensioni della Lega Nord di attuare un pensionamento una volta raggiunti i 41 anni di età, la cosiddetta quota 41 che deve prescindere, almeno nell’ipotesi, dall’età anagrafica. Il governo non si pronuncia su quota 41, pur lasciando intendere che i costi sarebbero troppo elevati. In effetti i costi sarebbero elevati per quelle persone che hanno accumulato una contribuzione a partire dai 14 anni e che potrebbero andare in pensione addirittura a 55 anni. Chi però ha cominciato a lavorare a 25 anni ed ha avuto la fortuna di avere una continuità contributiva, andrebbe in pensione a 66 anni e dunque la proposta di Matteo Salvini comincia già a diventare poco utile, soprattutto per le giovani generazioni che la continuità contributiva non la conoscono nemmeno.
Riforma pensioni 2022: quanto costa davvero?
La soglia del quarantunesimo anno di età è stata introdotta dalla legge Fornero per quelle categorie di lavoratori che svolgono lavori usuranti oppure per coloro che hanno iniziato una contribuzione già in giovane età, i cosiddetti precoci. E alloro che la quota 41 è stata destinata originariamente. Secondo le ultime stime dell’INPS riportate da ilsole24ore, l’estensione di quota 41 a tutti i lavoratori costerebbe circa 4 miliardi nel primo anno di attivazione per poi superare i 9 miliardi nell’ultima annualità di un percorso decennale. È per questo che Pasquale Tridico, presidente dell’INPS ha caldeggiato la proposta di un pensionamento a 63 o 64 anni con la sola quota contributiva dell’assegno usufruendo della parte retributiva a partire dal sessantesimo anno di età. Secondo i suoi calcoli, il costo complessivo per il primo anno sarebbe di 400 milioni.
Riforma pensioni 2022: c’è chi dice no…
La Lega tuttavia non è d’accordo e lascia intendere che questa stima dell’INPS è eccessiva. Infatti attualmente i cittadini italiani possono andare in pensione, con 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Quota 41 permetterebbe di risparmiare un anno e 10 mesi per gli uomini e 10 mesi per le donne.
Coloro che sono invalidi civili con oltre il 74% di invalidità, oppure coloro che hanno prestato pure ad un familiare entro il secondo grado da almeno sei mesi o ad un convivente con handicap grave, possono beneficiare di quota 41. La condizione necessaria è quella di avere almeno una contribuzione di 12 mesi precedenti il diciannovesimo anno di età con il calcolo retributivo.