Ricostruire l’impero degli zar, o quantomeno quello sovietico, è stato detto da molti essere il vero scopo di Vladimir Putin. Ma solo in Europa, solo con la russificazione dell’Ucraina? Ci si dimentica che la parte più grande, più ricca di risorse minerarie ed energetiche è quella dell’Asia ex sovietica. Ce ne parla Pietro Kuciukian, console onorario armeno in Italia, il quale da profondo conoscitore della storia russa e non solo, è convinto che “la guerra in Ucraina è solo una distrazione per mantenere impegnato l’occidente, mentre il reale obbiettivo è mettere mano sul Kazakistan e sulle sue immense ricchezze, l’ultima delle quali le cosiddette “miniere di Bitcoin”. Si tratta di “computer estremamente potenti al lavoro sui calcoli per decriptare i blocchi di transazioni della blockchain, il sistema informatico non centralizzato alla base della criptovaluta”.
Fino a qualche anno fa, ci dice ancora Kuciukian, “il 50% circa di queste miniere erano in mano cinese, ma il fortissimo costo energetico per alimentarle ha fatto sì che se ne disfacessero in gran parte. Nel 2020 “Askar Zhumagaliyev, ministro dell’Innovazione kazako, aveva presentato un progetto sviluppato con esperti internazionali per attirare i minatori di criptovalute nell’ex repubblica sovietica, che così avrebbe potuto approfittare della febbre del trading che aveva già contagiato mezzo mondo”.
In Kazakistan la rete web non è un problema e l’energia abbonda. Grande esportatrice di carbone, petrolio e gas naturale, la sterminata nazione asiatica ha una capacità energetica più che doppia rispetto alla sua domanda. Ma poi a inizio 2022 si è verificato un gigantesco blackout, i costi dell’energia sono andati alle stelle e la popolazione è scesa in piazza a manifestare, e le proteste sono state soffocate dalle truppe russe. Ma dietro a tutto questo cosa c’è veramente?
Lei ci ha già detto che la guerra in Ucraina ha motivazioni differenti rispetto a quelle che abbiamo sentito fino a oggi. Ci può spiegare quale è la sua idea?
Se analizziamo gli ultimi duecento anni di storia russa scopriamo analogie interessanti con quanto sta accadendo adesso.
Cioè?
Per cento anni, in pratica tutto il XIX secolo, Gran Bretagna e Russia si sono combattute a livello di spionaggio ma anche sul terreno per il predominio dell’Asia centrale. In particolare i combattimenti si tennero sul terreno dell’Afghanistan, importante strategicamente per tutti e due i Paesi. Gli inglesi furono sconfitti in almeno tre grandi battaglie, in una delle quali persero ben 17mila uomini. Solo nel 1907 si arrivò alla firma di un trattato di pace.
Inglesi e russi si contendevano il dominio dell’Asia centrale.
Esattamente. Londra aveva già conquistato l’India, era in posizione predominante, la Russia voleva a tutti i costi uno sbocco nei mari caldi, in particolare Turchia e Bosforo. Questo “grande gioco”, come fu definito, faceva sì che i russi tenessero impegnati gli inglesi – l’Occidente – per poter arrivare ai mari caldi.
Intende allora dire che l’espansionismo è sempre stato caratteristica del mondo russo, in epoca zarista, sovietica e adesso putiniana?
Ecco infatti le analogie con l’oggi. La Russia di oggi sta cercando di riaprire quel grande gioco. Il Kazakistan è un paese grande come l’Europa, è la terra più ricca, prima al mondo per uranio, terre rare, gas, c’è di tutto. Sostanzialmente, Mosca sta tenendo impegnato il mondo occidentale in Ucraina per distrarli dal riprendersi il Kazakistan. Ecco perché questa guerra durerà molto. Per tenere l’Occidente impegnato.
Ma il Kazakistan è alleato della Russia. Mosca ha una posizione predominante.
È vero, ci sono basi militari e Mosca esercita una forte influenza, ma l’attuale presidente Tokayev che ha sostituito il precedente rimasto al potere per quasi trent’anni, sta prendendo le distanze da Mosca, ad esempio sulla guerra in Ucraina.
A gennaio però l’esercito russo è intervenuto per mettere fine a delle proteste popolari.
Si era verificata un’impennata dei prezzi energetici proprio a causa delle miniere di Bitcoin, ma la gente chiedeva soprattutto maggiori diritti civili. Essendo parte di una stessa alleanza difensiva (Csto, ndr), i russi sono intervenuti soffocando la protesta nel sangue anche se quasi nessuno ne ha parlato. Una specie di avvertimento anche al governo per far capire di non discostarsi troppo da Mosca. L’intervento a guida russa ha confermato il ruolo chiave di Mosca come principale garante della sicurezza in Asia centrale.
In questo quadro, che ruolo gioca l’Occidente?
A guardare verso il Kazakistan è soprattutto la Turchia, che non dimentichiamolo è membro della Nato. A porsi come ostacoli sono la Georgia, praticamente normalizzata dai russi, e l’Armenia, che è un passaggio decisivo per la Turchia. Ed ecco il perché della guerra con l’Azerbaijan.
Come si inserisce questo “gioco” del quadro ucraino?
Secondo me, la Russia pur se in difficoltà in Ucraina continua a dire di no a trattative: per impegnare l’Occidente in modo da prepararsi a un controllo completo del Kazakistan.
(Paolo Vites)
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