Russia e sanzioni: perché il rublo forte fa male
Di ieri la notizia del taglio dei tassi da parte di Mosca fino all’11%, scelta che ha abbassato la corsa del rublo che aveva recuperato integralmente il suo valore dopo aver perso quasi il 50% a seguito dell’inizio del conflitto in Ucraina.
I tassi di interesse stabiliti dalla banca centrale russa prima della sforbiciata erano al 14%. La mossa ha un obiettivo soltanto: intervenire sul mercato dei cambi dove si era adottata questa strategia per proteggere l’economia russa dalle sanzioni occidentali. Tuttavia oggi si rischia di minacciare le entrate fiscali e le esportazioni russe che si stanno affaticando a causa di un rublo troppo forte.
Infatti il rublo aveva toccato il massimo storico di 55 sul dollaro, recuperando oltre il 100% dai minimi di fine febbraio. E dunque nelle ultime 24 ore il rublo ha perso sul dollaro circa l’8%, arrivando a quota 65.
Orbene, va detto che l’economia russa può essere danneggiata proprio dalla sua forza perché, benché incassi le entrate del gettito fiscale nella moneta nazionale, per le forniture estere viene pagata in valute straniere che perdono forza contro il dollaro.
Questo implica un drammatico calo delle esportazioni perché “la moneta rende i prodotti russi meno competitivi” riporta l’agenzia russa Tass.
Ma “i prossimi trimestri non saranno facili” per l’economia russa che si sta adattando ad un nuovo cambiamento climatico che inciderà su imprese e cittadini: a dirlo è la governatrice della banca centrale russa Elvira Nabiullina. Infatti mosca è sempre nel mirino degli Stati Uniti d’America che proprio di recente hanno negato il rinnovo delle esenzioni sui pagamenti relativi ai bond russi, con l’obiettivo dichiarato di mandare in default tecnico la Russia.
Russia e sanzioni: l’Italia perde oltre il 48%
Eppure, di fronte a questi dati spicca quasi in controtendenza le ultime rilevazioni Istat sul commercio extraeuropeo dell’Italia che sono addirittura aumentate del 193,8 % su base annua ad aprile. Si tratta di un’esplosione delle importazioni di prodotti energetici il cui fornitore maggiore è la Russia che addirittura raddoppia le vendite Alitalia portandole ad un incremento del 118,8 %, così come anche per tutti i paesi OPEC che raggiungono un più 109,6%.
L’economia americana si contrae più delle attese. Il Pil è calato nel primo trimestre dell’1,5%, più dell’1,4% della prima stima e più del -1,3% atteso dagli analisti.
E l’Italia invece? Le esportazioni del made in Italy verso Mosca vedono un calo anno del 48,4%. A pagare la guerra siamo noi.