ENRICO LETTA SI SCHIERA PER IL NO AI REFERENDUM GIUSTIZIA
«Referendum? Penso sia uno strumento sbagliato […] Andrò a votare ai referendum e voterò cinque no»: così Enrico Letta scioglie anche le ultime riserve e annuncia la sua contrarietà piena ai 5 quesiti sulla giustizia che attendono l’elettorato italiano il prossimo 12 giugno (in Election Day con le Elezioni Amministrative 2022).
Intervenuto ieri a “Porta a Porta”, il leader del Partito Democratico prende posizione andando contro parte del suo stesso movimento: «Penso sia uno strumento sbagliato, si sta facendo la riforma in Parlamento, è lì che bisogna fare le riforme e un referendum renderebbe impossibile qualsiasi percorso parlamentare. Riforme così complesse devono essere fatte in Parlamento». Letta in realtà già a metà maggio scorso, davanti alla Direzione Nazionale del Pd, aveva sottolineato come «Una vittoria dei sì aprirebbe più problemi di quanti ne risolverebbe. Abbiamo un’occasione unica in Parlamento, una storica riforma che si può approvare. Sono 5 referendum molti diversi tra loro. Ad esempio sulla legge Severino, è da cambiare e migliorare». Nel Pd resta la “linea libera” sul voto del 12 giugno, anche se in generale la poca “pubblicità” sui Referendum fa intuire la “speranza” che nutre la maggioranza del partito (ovvero il non raggiungimento del quorum).
REFERENDUM GIUSTIZIA, PD DIVISO: NON TUTTI CON LETTA
Con il Centrodestra “diviso” al suo interno – Lega e FI per i 5 Sì al Referendum, Meloni per 3 Sì e 2 No – il Centrosinistra non vive certo una compattezza migliore per il voto in arrivo: con la differenza che nel Pd è addirittura al suo interno che si vive la spaccatura tra la linea “Letta” e la linea dei “renziani” assieme agli ex Radicali.
Quella di Enrico Letta è in realtà una risposta diretta all’appello di 22 personalità vicine al Partito Democratico che puntano invece a votare Sì per 3 quesiti su 5, ovvero riforma del sistema elettorale del Csm, valutazione equa dei magistrati e separazione delle funzioni dei giudici. Tra i firmatari si trovano elementi del calibro di Michele Salvati, Enrico Morando, Claudio Petruccioli, Giorgio Tonini, Claudia Mancina, Alessandro Maran, Magda Negri, Massimo Adinolfi, Marco Bentivogli e Mario Raffaelli. Altri però nel Pd si sono già schierati da tempo per sostenere le ragioni dei Referendum, come Andrea Marcucci, Lorenzo Guerini, Luca Lotti, Salvatore Margiotta, Giorgio Gori, ma anche dall’ala più a sinistra come Goffredo Bettini, Matteo Orfini, Francesco Verducci. Negli scorsi giorni su “Il Foglio” due giuristi in area Dem come Stefano Ceccanti e Enrico Morando hanno scritto un appello dal titolo eloquente “Caro Letta, ripensaci”, spiegando come «il No secco del Pd ai 5 quesiti sulla giustizia potrebbe rivelarsi in realtà un guaio». Altre “voci” nel Partito contestano a Letta di essersi arroccato su posizioni “giustizialiste”, come a voler seguire l’indirizzo del Movimento 5Stelle di Giuseppe Conte.