È morto a Milano, all’età di 90 anni, Raffaele Ganci, boss mafioso. L’uomo era un fedelissimo di Salvatore Riina: questo aveva affidato proprio a Ganci la sua latitanza, ripetendo spesso la frase “Io ho la Noce nel cuore”. Il capo dei capi di Cosa nostra si riferiva proprio al capo del mandamento della Noce, uno dei mafiosi più influenti della Cupola, morto all’età di 90 anni nell’ospedale San Paolo di Milano.
Nel nosocomio milanese, il mafioso era stato trasferito ad aprile in seguito all’aggravamento delle sue condizioni di salute. Il boss era ospitato all’interno di un reparto detentivo. Condannato al 41 bis, era assistito da uno staff di medici e infermieri. Raffaele Ganci era stato condannato a diversi ergastoli nel corso della sua vita. Uno di questi fu ricevuto per l’assassinio del generale e prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa. Fu arrestato il 10 giugno 1993 a Terrasini, in provincia di Palermo.
Chi era Raffaele Ganci
Il boss Raffaele Ganci è sempre stato legato a Cosa nostra e anche dopo l’arresto è rimasto fedele all’organizzazione criminale di Totò Riina. Il boss era arrivato persino a rinnegare pubblicamente il figlio Calogero, dopo scelta di quest’ultimo di collaborare con la giustizia dopo l’arresto, nel 1996. Ganci ebbe un ruolo di primo piano nelle stragi del 1992-1993 che portarono alla morte di Falcone e Borsellino. Raffaele Ganci votò infatti in maniera favorevole all’interno della “Commissione” che decise di assassinare i giudici Falcone e Borsellino. I suoi figli fecero parte del commando che eseguì le stragi che portarono alla morte dei due giudici.
Il pentito Gioacchino La Barbera ha raccontato qualche tempo fa, nel corso di un colloquio da collaboratore di giustizia, una delle ombre relative alla strage di Capaci: “Mentre stavamo mettendo da parte l’esplosivo per l’attentato a Falcone, in una villetta di Capaci, notai una persona che non avevo mai visto. Arrivò con Antonino Troia, il capomafia di Capaci, parlò pure con Raffaele Ganci, il capomafia della Noce. Non l’ho più vista quella persona”. Ancora oggi non si sa a chi si riferisse.