Di quel ritrovato magazzino non si potrà cavare quasi nulla o, quanto meno, una pressoché minima e irrisoria parte. Il Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini durante una recente intervista rilasciata a SkyTg24 ha dichiarato: «Dei 1.100 miliardi di euro fra tasse, imposte, contributi non riscossi che costituiscono il cosiddetto Magazzino se ne potranno riscuotere qualche decina di miliardi, o comunque sotto i cento». Nello specifico ha riferito come ci siano 19 milioni di soggetti per i quali «solo 3 milioni hanno aderito alle diverse Rottamazioni e al saldo e stralcio da cui si sono ricavati 20 miliardi di euro». Inoltre, «la stragrande maggioranza dei crediti in Magazzino non è riscuotibile» (fonte Ansa).
Successivamente a questa prima considerazione, lo stesso Direttore Ruffini ha poi dichiarato in occasione della presentazione del suo libro (“Uguali per Costituzione. Storia di un’utopia incompiuta dal 1948 ad oggi“) al Festival Internazionale dell’Economia di Trento: «La pena detentiva per chi non paga le tasse non mi ha mai convinto. Preferisco mettere in carcere l’evasore così poi fallisce l’attività o farlo lavorare finché non ripaga la collettività?». Ovviamente, nulla da obiettare a questa sua personale visione per ostacolare il fenomeno dell’evasione, ma, allo stesso modo, il gap tra quanto potenzialmente a disposizione dello Stato e quanto effettivamente incassabile rimane a favore dell’evasore: il tutto, con un rapporto (che se confermato nei fatti), rappresenta un indiscutibile fallimento per le nostre finanze.
Pertanto, rimanendo ai numeri attuali, all’interno dei confini del nostro Bel Paese sono stati individuati 19 milioni di evasori. È bene chiarire che non si tratta del numero riconducibile alle cartelle, bensì, come specificato dal Direttore Ruffini, «delle persone raggiunte almeno da una cartella esattoriale». E sulla base di questa dovuta precisazione, sovviene una perplessità di fondo sul nostro essere italico.
Prendendo come riferimento la consultazione degli archivi Istat e i recenti dati Inps i conti sono presto fatti.
La popolazione italiana è di poco inferiore ai 59 milioni di persone (58.983.122 al primo gennaio 2022). Da questo intero ammontare, escludendo sia i 7.476.667 minori di età (rif. inferiore ai 15 anni) che i 16.041.202 percettori di pensione (dati Inps al 31.12.2020), la restante platea potrà essere suddivisa in: occupati, disoccupati e inattivi. Per quest’ultimo insieme, le risultanze di Istat con riferimento ad aprile sono chiare: 23 milioni sono gli occupati, 2 milioni i disoccupati e quasi 13 milioni gli inattivi (15-64 anni).
Dopo aver eseguito questo semplice esercizio aritmetico sul “quanti e chi siamo” in Italia, sorge spontanea una considerazione. Escludendo i giovani minori di età, e confidando nella saggezza dei nostri più maturi pensionati, quei 19 milioni di soggetti evasori rappresentano la perfetta metà del bacino degli occupati, disoccupati e inattivi. Per tale considerazione: un italiano su due risulta evasore. Un italiano su due si ritiene più furbo di chi gli sta di fronte. Un italiano su due pretende di farla franca.
Consapevoli di questa sintesi fin troppo semplicistica, ma verosimilmente aderente alla realtà dei fatti – da domani – quando saremo in compagnia di altre persone guardiamoci bene da quest’ultime poiché tra di noi si nasconderà quasi sicuramente un evasore. O saremo noi stessi, o quasi certamente, chi ci starà accanto. Da non dimenticare, inoltre, come in base alle precedenti stime sulla potenziale riscossione – tra questi cosiddetti “furbetti” – solo uno su dieci pagherà.
L’Italia si merita tutto questo? L’Italia rappresenta questo? Se così fosse prepariamoci alla versione aggiornata del più scanzonato stereotipo: “Pasta, pizza, spaghetti, mandolino … Ed evasore”.
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