Un anno dopo, la storia non cambia. Dopo le proteste dei tifosi del Tottenham dello scorso anno dopo la notizia della vicinanza di Rino Gattuso alla panchina degli Spurs, la storia si ripete, questa volta con il Valencia. Il tecnico italiano è ad un passo dalla panchina di Liga: il club ha infatti scelto lui per il post Bordalas. I tifosi non hanno però preso bene il prossimo arrivo dell’allenatore azzurro, ricordando alcune sue vecchie frasi travisate, che troppo spesso lo hanno fatto passare come razzista e misogino e non soltanto.
A chiarire, oggi, è stato proprio Gattuso sulle pagine de La Gazzetta dello Sport: “La mia storia parla per me. Io razzista? Io omofobo? Io xenofobo? Io machista? Ma siamo impazziti? È ora di darsi una calmata. Allora cominciamo a spiegare: la frase sulle donne, pronunciata al momento dell’ingresso nel calcio di Barbara Berlusconi, voleva essere una difesa dell’operato di Galliani che era stato accantonato in malo modo”.
Gattuso si difende dalle accuse
Rino Gattuso si è poi difeso anche dalle accuse di razzismo. Sempre a La Gazzetta dello Sport, ha dichiarato: “Razzista io? E allora perché avrei fatto acquistare, quand’ero al Napoli, Bakayoko? Mai avuto nulla contro i giocatori di colore, molti dei quali sono stati miei compagni di squadra e amici. La mia carriera l’ho costruita con la fatica, l’impegno, il sudore. Nessuno mi ha regalato nulla. E non permetterò più che qualcuno, con accuse terribili, ostacoli il mio lavoro”. Proprio Bakayoko ha voluto difendere il tecnico con un messaggio sui social: “Questo ragazzo è razzista? Davvero? La gente sta uscendo matta. Forza mister”.
A schierarsi contro Gattuso, in Spagna, anche Miguel Zorio, ex vicepresidente del club ora portavoce di un’associazione di tifosi. L’ex dirigente ha firmato due comunicati molto pesanti nei confronti del tecnico, spiegando in poche parole che “I tifosi del Valencia non meritano un allenatore razzista, omofobo, maschilista e sessista”. Inoltre ha posto l’accenso sulla malattia del tecnico, che soffre di miastenia oculare, sostenendo che questa sarebbe incompatibile con il suo lavoro.