Chi è Miriam Prandi?
Ereditare la passione per la musica quando si è cresciuti in una famiglia in cui questa era parte integrante è stato quasi naturale. Se si decide di intraprendere una carriera in questo settore, però, è importante mettere in conto come possano esserci critiche e paragoni che a volte possono essere difficili da poter sostenere. Miriam Prandi, però, non si è fatta spaventare da questo e ha cominciato già da ragazzina a ottenere risultati sorprendenti per la sua età.
A soli undici anni, quindi prima di avere conseguito i diplomi in pianoforte e violoncello arrivati a 15 e 16 anni e con il massimo dei voti, è stata ammessa a frequentare i corsi di violoncello di Antonio Meneses presso l’Accademia Chigiana di Siena. In questa occasione sono stati in tanti a complimentarsi con lei, al punto tale da permetterle di partecipare per sei anni ai concerti dell’Accademia. Praticamente ogni anno ha ottenuto una borsa di studio e il diploma di merito.
Miriam Prandi e l’amore innato per la musica
Pur essendo ancora agli inizi della sua carriera, Miriam viene considerata da tutti gli addetti ai lavori una delle promesse più belle del panorama musicale italiano. In tanti ne apprezzano in modo particolare la versatilità: lei, infatti, riesce a esprimersi al meglio sia come violoncellista sia come pianista.
Nonostante i riscontri positivi nei suoi confronti non manchino anche a livello internazionale. lei riesce a stare ancora con i piedi per terra. E gran parte del merito di questo suo modo di fare è anche di chi l’ha cresciuta: “Vengo da una famiglia di musicisti e sono stata molto fortunata nella mia educazione, innanzitutto perché non sono stata trattata come un fenomeno da esibire, ma ho potuto sperimentare la musica nel suo insieme. Ho avuto la fortuna di vivere in prima persona l’ambiente della Scuola di Fiesole, di cui l’Orchestra Giovanile Italiana è una delle realtà più interessanti, e di respirare l’eredità di Farulli, per cui era prioritario fare musica insieme e viverla nel reciproco ascolto. Ho poi cercato di prendere il meglio da chi mi ha accompagnato nel mio percorso, tanto dalla scuola italiana che si ispira a Janigro – con il suo rigore esecutivo – quanto dalla scuola russa, a cui mi sento particolarmente vicina per il mio temperamento istintivo. Mettendo insieme questi spunti, in un percorso di continua ricerca dell’equilibrio, ho iniziato a intendere la musica come un tempio classico, in cui il bello è dato dalle giuste proporzioni” – ha detto in un’intervista.