Mancano pochi giorni all’appuntamento con le elezioni amministrative, un importante test per i partiti a meno di un anno dalla fine naturale della legislatura e a un paio di settimane da un delicato passaggio parlamentare per il Governo: quello del 21 giugno, quando Mario Draghi riferirà prima del Consiglio europeo del 23-34 giugno e verranno messe ai voti le risoluzioni riguardanti la guerra in Ucraina e l’invio di armi italiane. Al momento a poter mettere in fibrillazione la maggioranza pare essere il Movimento 5 Stelle, che se da un lato con Conte evidenzia che Kiev è già ben armata, dall’altro esprime il ministro degli Esteri che si muove in perfetta sintonia con le scelte finora adottate da palazzo Chigi, da Bruxelles e da Washington. Abbiamo fatto il punto con Guido Gentili, già direttore del Sole 24 Ore, secondo cui vi sono ormai tensioni palesi “sia all’interno dei partiti che nella maggioranza”.
E al di là delle amministrative e dell’appuntamento del 21 giugno, potrebbero non mancare successivamente altri momenti difficili per l’esecutivo…
Certamente, non si intravvede una fine vicina delle ostilità in Ucraina e ci sono sempre gli importanti impegni da rispettare legati al Pnrr. Il Governo, come si è visto sul fronte della legge sulla concorrenza e della riforma fiscale, è andato sì avanti, ma rinviando le scelte più difficili.
Draghi, in effetti, ha posto un ultimatum sul ddl concorrenza, ma alla fine ne è uscito un nuovo rinvio.
È stata trovata una formula che non è risolutiva, ma consente comunque di poter andare avanti rispetto al cronoprogramma delle riforme: resta ancora tutta da giocare la parte saliente del provvedimento sulle concessioni balneari relativa al calcolo degli indennizzi. Anche questo terreno resta quindi molto scivoloso per l’esecutivo.
I risultati delle elezioni amministrative possono dare una scossa positiva sul fronte delle riforme o sono più i rischi che si blocchi ulteriormente il loro cammino?
In questo momento sono più i rischi. Si tratterà anche di vedere se i risultati confermeranno o meno quelli che sono gli ultimi sondaggi, cioè FdI primo partito, M5s in forte calo e ridimensionamento della Lega.
C’è la possibilità di una crisi di governo estiva?
La Commissione europea, tramite Gentiloni, ha inviato messaggi ripetuti sull’importanza della stabilità politica, perché l’Italia resta sorvegliata speciale in quanto maggior beneficiario del Next Generation Eu. Sarebbe pertanto disastroso per Bruxelles se il Governo presieduto da Draghi, visto come elemento di fondamentale garanzia, venisse messo in discussione. Non dobbiamo poi trascurare il fatto che chi dovesse decidere di determinare una crisi di governo dovrebbe anche spiegarla agli elettori e ci troviamo in un momento non proprio ordinario, con la guerra in Ucraina in corso e una situazione economica difficile. Sembra più semplice immaginare che nella maggioranza continuerà uno scontro nemmeno troppo sotterraneo di posizionamento in vista della partita più importante che è quella della Legge di bilancio, visto che riguarda l’anno di sicure elezioni.
Elezioni cui non si presenteranno Draghi, Franco e verosimilmente anche gli altri tecnici dell’esecutivo, che quindi hanno altre priorità rispetto a quelle dei partiti.
Esatto. E poi non dimentichiamo che dopo il 24 settembre tutti i parlamentari avranno maturato il diritto alla pensione. Ciò rende ancora più denso l’appuntamento di ottobre con la Legge di bilancio.
Dobbiamo considerare certo l’appuntamento di ottobre oppure la manovra verrà anticipata come qualche analista ha ipotizzato?
Negli ultimi anni abbiamo visto che le Leggi di bilancio sono state approvate con non poche difficoltà all’ultimo. Dunque, avrebbe anche senso anticipare la manovra, per mettersi al riparo da scossoni in autunno. Tuttavia, è complicato riuscirci per via dei tempi necessari e il percorso non sarebbe facilitato dagli equilibri precari su cui poggia la maggioranza.
Oltre all’Europa, non bisogna dimenticare il termometro dello spread, che continua a salire, seppur anche in virtù di altri fattori, come l’imminente rialzo dei tassi della Bce.
È la conferma che siamo osservati speciali, non solo dall’Europa, ma anche dai mercati. In qualche modo c’è già chi intravede la possibilità che ci siano nuovi scostamenti di bilancio o comunque un rilassamento generale sul fronte dei conti pubblici che renderebbe complicato avviare un percorso graduale, ma effettivo, di rientro del rapporto debito/Pil. È anche per questo che lo spread sta salendo.
Siamo di fronte a due forze contrapposte. Una centripeta, perché c’è bisogno che Draghi resti al suo posto, e una centrifuga, perché i partiti portano avanti istanze talvolta confliggenti con quelle del premier…
Draghi alla fine si è dimostrato pragmatico e flessibile sulla questione della legge sulla concorrenza, ma questo approccio non può diventare la regola, tanto più che ha ribadito di non aver alcuna intenzione di presentarsi alle elezioni. Non credo che sarebbe disposto nell’ultima fase della legislatura, quella più complicata, ad accettare ogni compromesso possibile. Anche lui metterà degli argini.
Come può farlo se nemmeno gli ultimatum funzionano?
Ammettiamo che a seguito delle elezioni amministrative piuttosto che sulla questione delle armi all’Ucraina ci sia una rottura nella maggioranza. A quel punto Draghi potrebbe salire al Quirinale e lasciare la scelta sul da farsi a Mattarella, il quale verosimilmente gli chiederebbe di esplorare la possibilità di trovare un’altra maggioranza in Parlamento che lo sostenga. C’è da aspettarsi anche uno scenario di questo genere se la situazione dovesse essere tale per cui non è più possibile portare avanti l’azione del Governo tramite compromessi pragmatici.
Di fatto, quindi, si sta parlando della fuoriuscita di un partito dalla maggioranza. Quale potrebbe essere?
Credo che la situazione oggettivamente più complicata sia quella del Movimento 5 Stelle, perché c’è una questione irrisolta sulla leadership di Conte, le divisioni interne, oltre che diversi fronti aperti: dal superbonus al 110%, che è in lista per una nuova revisione da parte del Governo, come pure il Reddito di cittadinanza, alla questione delle armi in Ucraina, dove M5s è molto più esposto della Lega. Il partito di Salvini ha forse più un problema relativo ai rapporti con la Russia, ma non tanto sulle questioni economiche: si è visto anche sul nodo del catasto che è possibile arrivare a un compromesso.
Si parla anche della possibilità che Draghi possa tornare a palazzo Chigi dopo le elezioni politiche. Lui ci starebbe?
È difficile dirlo, ma effettivamente al momento attuale si prospetta un risultato incapace di delineare un vero vincitore delle politiche. Draghi a quel punto potrebbe eventualmente guidare un Governo ancora di unità nazionale, chiamato a cercare di non perdere l’aggancio con il Pnrr e le risorse in arrivo dall’Europa.
(Lorenzo Torrisi)
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