LA GUERRA NELLA GUERRA, RUSSIA VS OCCIDENTE: VIA RUSSIA DA CORTE CEDU
Questo pomeriggio la Duma – il Parlamento russo – ha votato per sottrarre la Russia alla giurisdizione della CEDU, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: un ulteriore “indizio” dello scontro da terza guerra mondiale avanzata tra Mosca e Occidente.
Questa decisione è avvenuta tramite due disegni legge presentati dal Governo di Mosca: il primo volto a sottrarre il Paese dalla giurisdizione dell’organo e l’altro che invece stabilisce che non saranno più attuate in Russia le sentenze della CEDU emesse dopo il 15 marzo 2022. Dopo l’inizio della guerra in Ucraina già Mosca aveva annunciato l’intenzione di voler uscire dalla Corte CEDU che aveva da subito condannato l’aggressione. Il 15 marzo poi, il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa aveva deciso di espellere la Russia dal medesimo organo internazionale cui fa capo la CEDU. Secondo quanto riportato dalla Reuters, l’ex Presidente Dimitrj Medvedev aveva già affermato che l’uscita della Russia dalla Corte Europea rappresenta in realtà una opportunità per «ripristinare la pena di morte, vietata dalle norme del Consiglio d’Europa». Sul fronte del conflitto in Ucraina, il Cremlino ha annunciato questo pomeriggio «controlliamo completamente Severodonetsk»: di contro, il capo dell’amministrazione militare Oleksandr Stryuk ha spiegato a Espresso Tv «Residenti di Severodonetsk sono stati portati con la forza nel territorio occupato dai russi, mentre altri sono fuggiti dove potevano, ora in città restano 10-11mila persone, vivono sotto bombardamenti costanti, senza luce e acqua». Secondo le autorità ucraine, i russi vogliono a tutti i costi ottenere il grande centro di Severodonetsk in quanto «è il centro amministrativo della regione di Lugansk, una sorta di ‘piccola capitale’ della regione, un simbolo: la cattura di Severodonetsk è simbolica per gli occupanti».
LA GUERRA IN UCRAINA E L’ASSEDIO NEL DONBASS: PARLA ZELENSKY
L’equilibrio internazionale decisivo per evitare una terza guerra mondiale è sempre più a rischio: la guerra in Ucraina, giunta al suo 104esimo giorno dall’invasione russa, non offre novità “positive” praticamente in nessun campo.
Sul terreno, dove l’avanzata delle forze russe nel Donbass mettono sotto ulteriore pressione la già devastata resistenza ucraina; a livello diplomatico, con i negoziati di pace che non decollano affatto; sulla crisi energetica, alimentare ed economica che l’intero mondo, non solo l’est Europa, vive ormai da mesi senza riuscire a vedere una soluzione a breve termine. Il conflitto tra Kiev e Mosca rischia continuamente di degenerare, come ribadito ancora oggi dal Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, di ritorno dalla visita nel Donbass sotto assedio: «I colloqui con la Russia sono a livello zero, le truppe di Mosca puntano alla conquista della strategica città di Zaporizhzhia. Ad oggi Severodonetsk e la vicina Lysychansk sono entrambe ‘città morte’ per via dei bombardamenti». I combattimenti proseguono da ore sempre a Severodonetsk ma anche in altre regioni dell’Ucraina: bombe segnalate a Mykolaiv (a Sud, vicino a Kherson), Izyum, Popasna e in gran parte del Donbass. Di contro, le navi della flotta russa del Mar Nero si sono ritirate a più di 100 chilometri dalle coste ucraine a causa degli attacchi delle forze di Kiev con missili e droni.
MEDVEDEV: “ODIO L’EUROPA, DEVONO SPARIRE”. LA TERZA GUERRA MONDIALE E I COLLOQUI AL MINIMO
La situazione è assai critica e parallelamente lo sforzo diplomatico ancora non sta neutralizzando il rischio di terza guerra mondiale: ieri l’attacco del Presidente del Consiglio Ue Charles Michel nel suo discorso all’ONU è stato diretto contro il Cremlino, «Putin Bombarda i depositi di grano e scarica le colpe su altri. È codardo».
Oggi arriva la replica altrettanto dura dell’ex Presidente Medvedev, oggi vice presidente del Consiglio di sicurezza nazionale russo: «Mi chiedono spesso perché i miei post su Telegram sono così duri. La risposta è che li odio (gli occidentali, ndr): sono bastardi e degenerati. Vogliono la morte per noi, per la Russia. E finché sarò vivo farò il possibile perché spariscano». La lunga scia di polemiche e contrasti dopo l’invio di armi da Usa-Uk-Ue all’Ucraina vede non solo fermarsi ma forse arenarsi del tutto gli intenti di trattative di pace a breve termine. L’accordo che è stato trovato su corridoi sicuri per il grano nei porti ucraini e russi – siglato da Kiev, Mosca e la Turchia – potrebbe dunque non avere ripercussioni positive, quantomeno a breve, nei negoziati sulla fine della guerra.