Sono trascorsi 52 anni dalla tragedia che coinvolse Reinhold Messner, il ‘Re degli Ottomila’, e suo fratello Gunther. Quest’ultimo fu travolto da una valanga mentre stava scendendo dal Nanga Parbat, la cosiddetta ‘montagna killer’ lungo la parete Diamir, proprio insieme al fratello. Fu dichiarato morto il 29 giugno del 1979, ma quel dramma scaturì anche delle aspre polemiche nei confronti di Reinhold, accusato da alcuni alpinisti di aver “abbandonato” il fratello. Adesso, oltre mezzo secolo dopo, è stato rinvenuto il secondo scarpone di Gunther.
Il ritrovamento è stato annunciato da Reinhold Messner su Instagram, dove ha postato una foto dello scarpone in questione commentando: “La scorsa settimana, il secondo scarpone di mio fratello Gunther è stato trovato ai piedi del ghiacciaio del Diamir dalla popolazione locale. Dopo cinquantadue anni. La tragedia del Nanga Parbat rimane per sempre così come Gunther”.
Messner, trovato scarpone del fratello Günther: “Sono in pace con me stesso”
Per oltre 50 anni, Reinhold Messner fu costretto a difendersi da chi ha tentato di accusarlo di aver abbandonato il fratello. “Di averlo abbandonato pur di farmi notizia. Emozionalmente vivo in pace, ma quella tragedia rimarrà sempre parte della mia vita”, aveva dichiarato qualche tempo fa l’alpinista al Corriere della Sera. Adesso, 52 anni dopo, il ritrovamento del secondo scarpone del fratello Gunther ridà dignità anche al dolore di Reinhold.
“Il ritrovamento del secondo scarpone di mio fratello Günther sul versante Diamir del Nanga Parbat è solo la conferma della conferma e di quanto io ho sempre detto”, ha commentato Messner all’agenzia di stampa Ansa. L’alpinista ha aggiunto: “Ora il ghiacciaio ha restituito anche il secondo scarpone. Io sono in pace con me stesso e con l’intera vicenda, i dietrologi ci saranno sempre, ma questo non importa”. I due fratelli altoatesini avevano raggiunto gli 8.125 metri della vetta del Nanga Parbat il 27 giugno del 1970 dopo aver aperto una nuova via lungo il versante Rupal, prima dell’immane tragedia.