La proliferazione delle liste civiche per le prossime amministrative mostra da una parte la disaffezione per i grandi partiti politici nazionali. Ma dall’altra parte può anche essere vista come segno della necessità di mettere in primo piano i temi concreti che toccano la vita delle persone: quello che è all’origine dell’attività politica di molti.
I problemi da affrontare sono i più vari, vista anche la differenziazione di un territorio come quello italiano: la difesa e l’incremento di attività produttive tradizionali, che offrono possibilità occupazionali e sono in crisi per la situazione generale; lo sviluppo e la riorganizzazione dei servizi sanitari-assistenziali; il rilancio di un turismo di qualità fatto di mare, cultura, arte, natura, cucina in un momento in cui le persone vanno più facilmente in vacanza in Italia piuttosto che all’estero; i grandi cambiamenti urbanistici e i nuovi grandi insediamenti in aree post-industriali, o in luoghi dimenticati da anni; i gravi problemi di spopolamento in tante zone del Paese.
Se il rinnovato localismo può avere il vantaggio della concretezza, l’arretramento degli attuali partiti nazionali sollecita delle domande che non possono essere eluse. L’ideologia e la ricerca del potere fine a se stesso sono senz’altro fonte di disaffezione per la politica. Ma il rimedio non può essere un empirismo senza visione, che può rivelarsi un problema peggiore. Amministrare i diversi ambiti della vita pubblica richiede un’immagine ideale di società verso cui andare. Figlia a sua volta di una concezione di persona e di convivenza civile.
La nebbia che rende incerto il futuro fa sentire inutile la partecipazione personale a iniziative che hanno valore collettivo, come quelle politiche. Eppure, la realtà ci dice che lo sviluppo e la qualità della vita dei cittadini sono figli di queste iniziative. Il Rapporto “Sussidiarietà e… sviluppo sociale”, in uscita a luglio, documenta, dati alla mano, la forte dipendenza reciproca tra l’apertura alla relazione delle persone, la partecipazione a iniziative sociali (sussidiarietà) e lo sviluppo sociale.
La visione ideale che i grandi partiti devono tornare a vivere al loro interno e a comunicare, cammina sulle gambe delle persone, a prescindere dall’assetto istituzionale che riguarda i comuni italiani.
A proposito di questo, il numero di abitanti di molti comuni è insufficiente a giustificare l’esistenza di un’amministrazione autonoma. Escludendo la soluzione napoleonica, quella di un centralismo che aggrega dall’alto, rimane la libera scelta dal basso dei comuni. E anche nel caso in cui non ci sia bisogno di unirsi, ma di creare consorzi per erogare servizi che necessitano di economie di scala e dimensioni extra-comunali, liste civiche isolate da partiti nazionali possono essere bloccate da mentalità e gelosie localistiche e impedire la collaborazione tra comuni.
Nelle liste civiche sono presenti molti giovani che cominciano la loro carriera politica proprio nelle amministrazioni comunali.
I partiti nazionali devono quindi tornare a sporcarsi le mani ovunque anche nei piccoli comuni dove una volta avevano le sezioni e oggi hanno vergogna a mostrarsi. Ma possono farlo se, a loro volta, i loro candidati accettano di farsi carico di battaglie particolari imparando a dialogare con quella miriade di corpi intermedi (movimenti, associazioni, realtà del Terzo settore, circoli culturali, associazioni naturalistiche e imprenditoriali) che non mancano in nessun comune italiano.
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