Roberto Calderoli
è tornato ad esprimersi sul Referendum della Giustizia, di cui è uno dei promotori. Il senatore della Lega in questi mesi si è battuto per convincere gli elettori a votare “sì”. “Finalmente, dopo che un Parlamento si è dimostrato pavido, incapace di modificare il mondo della giustizia, il popolo diventa legislatore”, così ha esordito in una intervista rilasciata a Il Tempo.
Il vicepresidente dell’Assemblea di Palazzo Madama, nei giorni scorsi, ha anche portato avanti uno sciopero della fame per sostenere la causa e mantenere alti i riflettori sulla questione. “È stata una esperienza che qualche crepa nel muro di silenzio l’ha aperta. Sono stato in sciopero della fame per dieci giorni, sto bene e sono contento. Non ho mai sentito fame, forse per merito dell’adrenalina. Speriamo che pancia vuota porti ad urne piene. Mi sembra di essere entrato, grazie ad Irene Testa, nello spirito delle battaglie di Marco Pannella. Per me, è stata una catarsi interiore”, ha raccontato.
LIVE Elezioni 2022: dati Comunali in tempo reale – DIRETTA Referendum Giustizia – Come si vota – 5 quesiti Referendum: quali sono
Calderoli su Referendum: il parere sulla riforma Cartabia
Roberto Calderoli
, oltre ad esprimersi sui cinque quesiti del Referendum sulla Giustizia a cui ritiene necessario votare “sì”, ha parlato anche della riforma Cartabia, che ha ricevuto il via libera della Camera e adesso si trova sotto l’esame del Senato. “Ho il massimo rispetto per la ministra Cartabia, ma ci sarebbe voluto simbolicamente un leone per portare a casa una riforma degna di questo nome. Capisco anche che non sia stato un compito facile per la presenza nella maggioranza di Movimento 5 stelle, Pd ed altri partiti di sinistra che sono di fatto espressione delle correnti di sinistra della magistratura”, ha commentato nel corso dell’intervista a Il Tempo.
Da qui la volontà del senatore della Lega di cambiare alcuni aspetti del testo. “Ci sono dei passaggi che vanno modificati, come quello sull’elezione del Csm. Come Lega daremo battaglia per correggere il provvedimento. I numeri al Senato ci sono, anche in Aula: inutile che cerchino di forzare la mano, perché poi si fanno male”, ha concluso.