Nel momento in cui vengono scritte queste righe non c’è ancora una conferma ufficiale della visita congiunta di Macron, Scholz e Draghi a Kiev, ventilata dai media ma mai confermata dai governi dei tre Paesi. Nel frattempo il presidente francese si è recato a visitare i soldati francesi in forza alla Nato in Romania e poi in Moldavia. In queste occasioni ha lanciato un messaggio molto chiaro, che potrebbe essere diretto agli Stati Uniti prima di tutti: “È necessario avviare negoziati tra Kiev e Mosca per porre fine al conflitto”. La Russia, ha aggiunto, “è una potenza temibile con cui gli europei non vogliono una guerra”.
Secondo Stefano Piazza, analista, esperto di sicurezza e terrorismo da noi intervistato, “si sta delineando quello che era inevitabile, la Russia sta vincendo in Donbass e Zelensky ha solo due alternative: continuare a mandare i suoi soldati a morire in una guerra persa o sedersi a trattare”.
Parole esplicite, quelle del presidente francese, sulla necessità di avviare negoziati. È un messaggio di resa, rivolto agli Stati Uniti e a Kiev?
Analizzando questa affermazione e altre precedenti di Macron, ad esempio sulla necessità “di non umiliare la Russia”, piaccia o non piaccia il presidente francese si pone in modo estremamente pragmatico. Il dato di fatto è che la guerra nel Donbass per l’Ucraina è persa, i russi ormai fra due settimane avranno chiuso l’operazione, bisogna guardare con grande realismo a quello che sta accadendo.
Fermare la strage in corso?
C’è un dato di fatto. Tante dichiarazioni sentite in passato, ad esempio che Kiev può vincere, hanno deviato da quello che sta in realtà accadendo. Tra ucraini e russi c’è una sproporzione tale di uomini e mezzi che rendono ormai inutile la prosecuzione del conflitto.
Questo si sapeva fin dall’inizio, c’era bisogno di far passare tanti mesi e inviare tante armi per niente?
Avere inviato armi e aver garantito sostegno ha impedito che l’Ucraina crollasse totalmente nelle mani dei russi, Kiev compresa. Ora si tratta, come dice Macron, di trovare il modo di iniziare un processo negoziale, il che vuol dire, purtroppo, che l’Ucraina deve rinunciare al Donbass.
Zelensky accetterà?
Zelensky ha due alternative: o inizia a comprendere cosa c’è davvero in gioco oppure manda a morire altre migliaia di soldati, rischiando poi una successiva operazione russa in autunno.
E gli Stati Uniti?
Macron fa un discorso che anche gli americani fanno, perché sono scettici sul fatto gli ucraini possano resistere ancora a lungo. Il discorso di Macron è lo stesso di molti altri leader: vuoi trattare o continuare a combattere una guerra che non puoi vincere?
Macron, Draghi e Scholz sarebbero attesi tutti insieme a Kiev. La visita rimane indeterminata per motivi di sicurezza?
Certamente. Va detto che la presenza di Macron in Ucraina deve essere sottoposta a ulteriori passaggi, perché i rapporti fra i due Paesi non sono buoni.
Diranno a Zelensky di trattare?
Quello che gli diranno lo sanno solo loro. È possibile che proveranno a spingere su posizioni diverse da quelle attuali. Il problema però è uno solo: Putin accetta di discutere solamente con Biden. Può andare chiunque a Kiev, ma l’unica persona che può fermare la guerra è Putin. La crisi può essere risolta solo trattando con la presidenza americana o cinese, fino ad allora non ci saranno posizioni politiche, neppure di tre leader importanti come questi, di cui Mosca terrà conto.
Quando a Kiev si recò il segretario dell’Onu, la Russia bombardò Kiev. Si ripeterà qualcosa di analogo? Che misure di sicurezza verranno prese?
È probabile che i tre leader non si facciano neanche vedere per ragioni di sicurezza, ma non credo che la Russia ripeterà un gesto come quello, sarebbe incomprensibile e anche pericoloso.
(Paolo Vites)
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