A Controcorrente, su Rete 4, si parla di bodyshaming, canoni estetici e di critiche sui social. Ospite in studio Dalila Bagnuli, che con Mauro Coruzzi e la conduttrice ha analizzato quanto accaduto a Vanessa Incontrada dopo i commenti social sul suo peso in seguito alla pubblicazione di alcuni scatti rubati in spiaggia.
Bagnuli, modella curvy e attivista, ha dichiarato: “I canoni estetici di bellezza sono la più grande gabbia che il nostro secolo ha partorito. Ci sono donne che si riducono a tutto per entrare in quel canone, come se la bellezza fosse un qualcosa di oggettivo. Perché dobbiamo rincorrere qualcosa dettato dai media, dai mainstream, dalla pubblicità, fino a ridurci all’osso? Siamo tutti un po’ succubi. Io stessa non accetto del tutto il mio corpo, è impossibile amarsi davvero quando siamo bombardati da messaggi che ci creano insicurezze. Da adolescente sono stata vittima di bodyshaming. Io alzavo la testa e non ci stavo e questo dava molto fastidio. In adolescenza è difficile accettare il proprio corpo, è il momento più critico”.
Show di Mauro Coruzzi
Mauro Coruzzi, anche conosciuto come Platinette, personaggio da lui interpretato, ha offerto una visione opposta della situazione: “C’è un caso recentissimo, quello della figlia di Massari, il grande chef. Questa figlia, che è magra, arrivano messaggi del tipo: “Mangia un po’ che sei pelle e ossa”. E poi bodyshaming a parte, posso esibirmi così? (Si spoglia, ndr) Sono uomo o sono donna? Sto facendo del mio corpo un teatro di gioco. Vanessa Incontrata l’ha presa malissimo ma anche lei ha fatto pubblicità per stiliste che proponevano vestiti curvy. I modelli dominanti comunque stanno cambiando”. Nel corso del suo discorso, Coruzzi è rimasto nudo senza maglia.
Proseguendo, l’attore e conduttore ha dichiarato a Controcorrente: “Io mi ritenevo strafigo prima e anche ora. Parlando di grassezza o magrezza, a parte che non è una cosa nuova, ma adesso guardiamo anche la pubblicità. Le modelle che sfilano sono curvy. I miei amici nell’adolescenza mi chiamavano “Palla di lardo”, quando ero a Napoli e ho fatto uno dei primi spettacoli da travestita mi chiamavano “A chiatton”. È la mancanza di cultura che ora dà così importanza al bodyshaming. Quando si offende qualcuno volontariamente è frutto di una rabbia”.