EMANDAMENTO BOCCIATO SUI LAVORATORI FRAGILI
In un articolo pubblicato su startmag.it, Francesco Provinciali e Francesco Alberto Comellini ricordano che è stato bocciato un emendamento che mirava a fare in modo che le tutele per i lavoratori fragili fossero “retrodatate” allo scorso 1° aprile, giorno in cui era scaduto lo stato di emergenza evitando “il ‘buco’ di copertura normativa che invece a questo punto resta, dal 1° aprile al 23 maggio: in questo lasso temporale niente smart working e niente equiparazione al ricovero ospedaliero dei gg di malattia che pertanto rientrano nel periodo di comporto contrattuale.
Chi si fosse ammalato in questo periodo avrebbe dovuto attingere al proprio congedo o alle ferie”. Gli autori evidenziano che quindi “l’Italia si conferma il Paese dei bonus una-tantum mentre sono negate o ridimensionate una-semper le tutele per le persone fragili, i disabili e le pensioni di invalidità che restano a livelli di terzo mondo. Questa vicenda della mancata retrodatazione delle tutele per i fragili lascia l’amaro in bocca e un senso di ingiustizia sociale in danno dei più deboli che chi ha deciso si trattasse di un tema ‘improponibile’ dovrebbe spiegare”.
RIFORMA PENSIONI QUOTA 102 PIÙ “FLESSIBILE”, È SOSTENIBILE?
E se alla fine la riforma pensioni 2023 fosse molto simile a quella in vigore e in scadenza al 31 gennaio 2022? L’ipotesi di una Quota 102 “rinnovata” viene considerata da alcuni esperti del mondo previdenziale come una possibilità in grado di evitare il ritorno “choc” della Legge Fornero dal prossimo anno.
Lo ha spiegato Antonello Orlando, esperto della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, in una recente intervista a “Today.it”: «Noi siamo partiti insieme all’Osservatorio statistico della Fondazione studi consulenti del lavoro da quella che è l’esperienza degli anni pregressi, quindi le varie Quote, che sono sia Quota 100 che 102 ma ricordiamo che prima del 2012, prima dell’arrivo della riforma Fornero, c’erano state una serie di Quote 96, 97, che erano state un po’ più flessibili. Lì abbiamo cercato di trovare la chiave di volta». Ebbene, spiega l’ideatore della Quota 102 “flessibile”, la novità è rappresentata proprio dal concetto di flessibilità pensionistica: «Noi parliamo di una Quota 100, 102 che duri sicuramente per un numero più corposo di anni, in modo da essere in qualche modo assorbita dal meccanismo occupazionale italiano». Da ultimo, spiega ancora Orlando al quotidiano online, si potrebbe anche “giocare” con i numeri e arrivare ad una flessibilità molto estesa sui termini delle Quote: «con i dati Istat e Inps, abbiamo scoperto che se si consentisse la flessibilità in età varie, magari comprese tra i 61 anni di età fino ad arrivare ai 40 anni di contributi (60 e 40, 61 e 39 e così via con un meccanismo componibile), combinando questi fattori si riuscirebbe a raddoppiare in tanti casi il numero di lavoratori ‘aggredibili’, nel senso che se interessati possono aderire». (agg. di Niccolò Magnani)
LE PAROLE DI ORLANDO
Come riporta lopinionista.it, Andrea Orlando, intervenendo al Forum Pa, ha detto anche che “lavoro povero significa pensioni povere e ingiustizie proiettate nel futuro. Secondo il ministro del Lavoro, quindi, “bisogna stabilire un parametro sotto il quale non sia degno lavorare. Credo che sul salario minimo si debba andare avanti tenendo conto delle peculiarità del nostro Paese, ma avendo chiaro l’obiettivo: impedire che chi lavora resti povero”.
Una tesi sugli effetti previdenziali del salario minimo in linea con quella di Pasquale Tridico. “Ci si meraviglia che alcune persone non siano d’accordo nell’accettare dei lavori precari a 800 €, invece ci si dovrebbe meravigliare che molti e per molto tempo lo abbiano accettato. Sono molto preoccupato del fatto che questa dinamica sta provocando la crescita di fenomeni migratori di giovani che vanno in altri Paesi sia per cercare salari più alti, sia perché altrove trovano condizioni di lavoro che si conciliano di più con le ambizioni di vita. Con questo dobbiamo fare i conti”, ha aggiunto Orlando.
I VANTAGGI DEI FONDI PENSIONE
Secondo Domenico Proietti, occorre “far sapere ai lavoratori che aderendo ad un fondo pensione negoziale e versando una piccola quota a proprio carico si hanno subito dei vantaggi economici rappresentati dal contributo datoriale che, solitamente, raddoppia quella quota e dai vantaggi fiscali, sia sul 730 per la deducibilità che per la tassazione del TFR che è inferiore rispetto a quello lasciato in azienda.
Positive a tal riguardo per motivare le persone ad indirizzarsi verso la previdenza complementare le proposte della Covip di incentivare le adesioni dei giovani con meccanismi premianti, ma è necessario procedere anche ad una massiccia campagna di informazione e comunicazione per spiegare il vantaggio e l’opportunità di aderire ad un fondo pensione”. Il Segretario confederale della Uil, intervistato da pensionipertutti.it, spiega che “in questo lo strumento del silenzio assenso è sicuramente quello che in passato ha ottenuto i risultati migliori, per questo stiamo chiedendo che venga varato un nuovo semestre nel quale sollecitare una scelta consapevole tra i lavoratori e le lavoratrici”.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SALVINI
Matteo Salvini, durante un intervento alla Festa della Lega di Fubine, ha ricordato il segnale importante dell’astensione alle ultime elezioni della scorsa settimana. “Gli italiani hanno il problema del lavoro, delle pensioni, del futuro dei propri figli.
Evidentemente non siamo stati abbastanza incisivi ma governare tutti i giorni con Pd e Movimento 5 Stelle non è semplice”, ha detto il leader del Carroccio, che, come riporta radiogold.it, ha promesso che nella prossima Legge di bilancio “chiederemo di mettere 10 miliardi negli stipendi e nelle pensioni, non nel reddito di cittadinanza”. Salvini ha anche chiesto “l’azzeramento della legge Fornero e quota 41”, proposta di riforma delle pensioni che la Lega ha rispolverato da alcune settimane.
RIFORMA PENSIONI, LA PROPOSTA DI MARCELLO PACIFICO
Il sito dell’Anief segnala invece che Marcello Pacifico ha presentato a Verona la proposta di riforma pensioni per evitare di tornare alla Legge Fornero. “Occorre introdurre assegni allineati all’inflazione e liquidazione immediata TFS/TFS e anticipo di un anno per le mamme.
Inoltre, è indispensabile che per professioni logoranti e con un’alta percentuale di burnout, come i lavoratori di Scuola e Sanità, si riconosca lavoro usurate e quindi l’uscita anticipata attorno ai 60 anni di età senza decurtazioni. C’è urgenza di introdurre delle deroghe, a partire dal 1° gennaio 2023: ne va di mezzo anche la qualità del servizio pubblico”, ha evidenziato il Segretario organizzativo Confedir, che si è detto favorevole alla cosiddetta Quota 102 “flessibile”.
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