TIPOLOGIA B3, PRIMA PROVA MATURITÀ 2022: TRACCIA SVOLTA, ANALISI E PRODUZIONE DI UN TESTO ARGOMENTATIVO
Il premio Nobel Parisi delinea possibili drammatici scenari legati ai temi del cambiamento climatico e dell’esaurimento delle risorse energetiche prospettando la necessità di urgenti interventi politici; condividi le considerazioni contenute nel brano? Esprimi le tue opinioni al riguardo, sulla base di quanto appreso nel tuo percorso di studi e delle tue conoscenze personali, elaborando un testo in cui tesi e argomenti siano organizzati in un discorso coerente e coeso. QUI IL DISCORSO IN TRACCIA B3 E LE DOMANDE D’ESAME
MATURITÀ 2022, TRACCIA SVOLTA B3: IL PREMIO NOBEL PARISI E IL CLIMA
Correva l’anno 1962 e nel suo diario di viaggio Travel with Charley: in Search of America, John Steinbeck si chiedeva “I wonder why progress look so much like destruction” (“Chissà perché il progresso assomiglia tanto alla distruzione”). Ebbene, sessant’anni dopo, l’attualità di tale domanda risulta agghiacciante: l’umanità degli ultimi tre decenni ha immesso più anidride carbonica nell’atmosfera di quanto non abbia fatto l’umanità dei duecento anni precedenti e di anno in anno ci si avvicina sempre di più al limite ultimo, il punto di non ritorno. Così il mondo si trasforma sotto i nostri occhi e lo fa rapidamente, inesorabilmente, fuori da ogni schema bio-compatibile. Basta guardare all’evoluzione della vita sulla terra per rendersi conto di come quanto stiamo vivendo sia un unicum storico: di fatto per ben cinque volte dalla sua nascita il nostro pianeta ha rischiato di trovarsi totalmente spoglio di un qualsivoglia organismo vivente ma, in tutti i casi in cui la transizione biotica è avvenuta per ragioni endogene, le trasformazioni che hanno portato all’estinzione hanno avuto uno sviluppo quantomeno millenario. Oggi assistiamo a trasformazioni epocali, mutamenti che sarebbero capaci di alterare gli equilibri regolatori della vita sulla terra anche se il loro sviluppo fosse spalmato in tempi geologicamente lunghi. Invece tali alterazioni distruttive avvengono in decadi, impedendo alla vita di evolversi, di difendersi.
Tutto questo in nome di cosa? Quale buona ragione ci può essere per ridurre il proprio pianeta a una sterile roccia desertica, mettendo a rischio anche la propria sopravvivenza in quanto specie? Il progresso, il profitto, ma anche poter sostenere le mille comodità della moderna società opulenta. Il dramma in fondo è tutto qui: un mondo che viene devastato perché l’umanità è avara e non sa come “ammazzare il tempo”. Non a caso Montale scriveva “Il problema più grave del nostro tempo non è tra quelli che si vedono denunziati a caratteri di scatola nelle prime pagine di giornali.[…] Ammazzare il tempo è il problema sempre più preoccupante che si presenta all’uomo di oggi e domani”. In quella che può sembrare un associazione di causalità assurda in realtà si cela la scintilla ultima di una serie di problemi che affliggono il genere umano in maniera profonda ormai da tempo. L’avvento della società dei consumi non è altro che la diretta conseguenza del fatto che “Accrescendo i bisogni inutili si tiene l’uomo occupato anche quando egli suppone di essere libero”. Così per cercare di colmare quel vuoto che in fondo ci rendeva uomini, abbiamo lasciato che la modernità ci distraesse anche a costo di travolgere il mondo. Per questo per lungo tempo, riprendendo la similitudine del premio Nobel Giorgio Parisi, abbiamo permesso alla classe politica di guidare nella notte a fari spenti, non abbiamo voluto ascoltare i moniti della scienza, abbiamo consentito al profitto di guidarci nonostante, citando Marx, “Tutta la storia dell’industria moderna mostra che il capitale, se non gli vengono posti dei freni, lavora senza scrupoli e misericordia per precipitare tutta l’umanità a questo livello della più profonda degradazione”.
Ora ci risvegliamo, ci accorgiamo che solo fra pochi giorni dovremo svolgere l’esame che decreterà il futuro della nostra specie e non abbiamo studiato un granché. Forse abbiamo ancora la possibilità di passarlo anche se sicuramente non con voti eccellenti, forse con azioni mirate e precise, con l’impiego di tutte le nostre energie materiali e intellettive potremo evitare la catastrofe. Se è vero che, come sosteneva Pavese,“l’unica gioia al mondo è cominciare – che – È bello vivere, perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni instante” allora questa è la grande opportunità del nostro tempo: collaborare, incontrarci per rinascere, ri-cominciare. Anche se infondo mi pare che ’umanità sia uno studente pigro e svogliato, che si ripromette di fare le cose senza poi portarle a compimento. Mi permetto dunque di concludere con una nota pessimistica, citando il filosofo sloveno Slavoj Zizek: “When somebody tries to convince me, ‘in spite of all these problems, there is a light at the end of the tunnel’, my instant reply is, ‘Yes, and it’s another train coming towards us’” (“Quando qualcuno prova a convincermi del fatto che ‘nonostante tutti questi problemi c’è una luce in fondo al tunnel’, la mia risposta immediata è ‘Sì, ed è un altro treno che ci viene incontro’”).