Il rischio di una Terza guerra mondiale, con un sempre maggiore coinvolgimento di altri paesi, si fa sempre più reale. Il capo di Stato maggiore dell’esercito di Helsinki, Timo Kivinen, ha infatti dichiarato che la Finlandia è pronta a combattere in caso di attacco russo. Già vittima di un attacco analogo a quello che la Russia sta facendo oggi in Ucraina nel 1939, la Finlandia vive da sempre con questa paura: “La Finlandia è l’unico paese europeo che dopo la fine della Guerra Fredda ha mantenuto la leva militare obbligatoria, dispone di un esercito addestrato e sempre pronto a combattere” ci ha detto in questa intervista il generale Carlo Jean, esperto di strategia, docente e opinionista.
Spostandoci invece sul fronte ucraino, a proposito dei combattimenti nel Donbass ci ha detto come “la battaglia è diventata ormai uno scontro tra artiglierie. Quella russa, che ha una potenza di fuoco dieci volte superiore, sta massacrando i soldati di Kiev, che però vanno al fronte motivati e pronti a morire, a differenza di quelli russi”.
La Finlandia si dice pronta a combattere contro la Russia. Cosa sappiamo di questo paese dal punto di vista militare?
La Finlandia è una specie di Svizzera. Dal punto di vista militare, in Finlandia esiste la mobilitazione generale della popolazione. A differenza di quasi tutti i paesi europei, che con la fine della Guerra fredda hanno abolito la leva obbligatoria, in Finlandia esiste ancora. In caso di guerra potrebbe avere un esercito di quasi 300mila uomini, tenendo conto che la popolazione è di soli 5 milioni e mezzo di abitanti. Inoltre può contare su ben 900mila riservisti. E’ come se in Italia avessimo oltre 10 milioni di persone sotto le armi.
Questa massiccia preparazione militare è ovviamente dovuta alla tragica guerra del 1939, nella quale la Russia attaccò e invase la Finlandia?
Certo. Inoltre i due paesi condividono una frontiera lunga ben 1.350 chilometri. E’ interessante notare come allora Stalin voleva riprendersi territori appartenuti alla Russia zarista, quello che sta succedendo in Ucraina oggi, e neanche allora Mosca riuscì nell’intento che si era prefissata, togliendo a Helsinki solo la Carelia e costringendola a essere neutrale. Ma il paese mantenne democrazia e indipendenza.
Gli armamenti di cui dispone la Finlandia sono forniti da Stati Uniti e Occidente?
Sì, i rapporti con l’Occidente sono sempre stati molto buoni. La Finlandia dispone di armamenti sofisticati e moderni, sia per una difesa frontale, sia per una guerra territoriale.
Il segretario della Nato ha detto che l’adesione di Finlandia e Svezia avverrà al più presto. Molti analisti militari giudicano negativamente questo ingresso. Lei come la pensa?
E’ un falso problema, in realtà è una sorta di deterrenza. Lo vediamo con quanto sta succedendo a Kaliningrad. L’Occidente sta dicendo alla Russia di non avanzare minacce, perché è pronto a prendere misure attive, come appunto il blocco quasi generale delle vie di comunicazione dei rifornimenti.
Nel Donbass invece cosa sta succedendo?
La tattica sul terreno è cambiata, adesso assistiamo a uno scontro di artiglierie, che indebolisce parecchio l’avversario, anche se non permette di conquistare terreno. Il problema dei russi è che la loro fanteria non combatte con grande ardore e impegno. Per non avere perdite bombardano e solo in un secondo momento mandano avanti la fanteria, che se la deve vedere con quella ucraina, molto più motivata. In questo tipo di combattimento il morale delle truppe conta per l’80-90%.
Quindi gli ucraini resistono?
La superiorità dell’artiglieria russa è evidente: sparano 70-80mila colpi al giorno invece dei 7-8mila degli ucraini e così infliggono perdite piuttosto rilevanti. Nell’esercito ucraino, però, non ci sono defezioni come in quello russo. Gli uomini vanno al fronte sapendo di essere massacrati, visto che l’80% delle perdite di Kiev è causata dall’artiglieria russa.
Gli attacchi dell’esercito ucraino all’Isola dei Serpenti continuano: perché è così importante per Kiev questo obbiettivo?
Perché da lì si domina l’uscita dal porto di Odessa. Con missili anti-navi sistemati sull’isola si controllano tutte le uscite da tutti i porti della costa sul Mar Nero. Gli ucraini colpiscono in modo molto forte con velivoli non pilotati, causando parecchie perdite alle truppe di marina russe che si trovano sull’isola.
Si dice che la Bielorussia stia ammassando truppe al confine. E’ in vista un nuovo attacco da Minsk verso Kiev?
Non credo. Lukashenko sa di essere molto debole, basta ricordarsi delle rivolte a Minsk prima della guerra. Rischia una rivolta totale del suo popolo, che non è come quello russo, bensì molto cosciente e amante dei propri diritti. Lukashenko cerca per quanto possibile ,visto che la Bielorussia è una specie di colonia russa, di non inguaiarsi, ed è quello che ha fatto finora.
Secondo l’intelligence inglese, lo slancio offensivo russo nel Donbass rallenterà nei prossimi mesi. E’ davvero così o è una scusa per giustificare l’invio di nuove armi?
La Russia sta consumando la poca fanteria che ha. Distruggono le città, bombardando infliggono pesanti perdite, però fin a quando il morale resterà alto, l’Ucraina resisterà, in attesa che arrivino armi occidentali come i cannoni francesi Caesar, armi veramente all’avanguardia.
Cosa hanno di speciale?
Sono semoventi, sparano rapidamente e cambiano posizione. Il Caesar spara 15 colpi ed essendo semovente, già mentre i colpi sono ancora in aria, può cambiare posizione in modo che l’artiglieria avversaria non può colpirlo.
(Paolo Vites)
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