Ben 54 campioni di Dna, gli stessi che avrebbero contribuito a condannare Massimo Bossetti, sarebbe ormai andato distrutto. Inizialmente conservato nelle celle frigorifere a -80 gradi presso l’ospedale San Raffaelle, questo Dna sarebbe poi finito nell’ufficio corpi di reato della procura di Bergamo e tenuto a temperatura ambiente, deteriorandosi. “Pazzesco e vergognoso”, ha tuonato Massimo Bossetti nella sua ultima lettera inviata alla trasmissione Iceberg Lombardia. Ad intervenire in collegamento con la medesima trasmissione è stato il giornalista Vittorio Feltri, che ha detto la sua proprio sulla questione del Dna.
Sul ‘viaggio’ del Dna dei campioni congelati e successivamente mal conservati, il fondatore di Libero ha commentato: “Ha ragione Bossetti. Se questo Dna doveva essere conservato, doveva essere fatto con tutti i crismi della legalità e soprattutto della sicurezza. La mia impressione è che le cose siano state fatte un po’ alla carlona e quindi adesso ci troviamo di fronte a una situazione paradossale”.
Vittorio Feltri commenta la vicenda relativa a Massimo Bossetti ed ai campioni del Dna
Vittorio Feltri, dunque, ha ribadito il suo punto di vista sulla questione schierandosi dalla parte dell’uomo condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio di Yara Gambirasio (proprio sulla base delle prove del Dna): “Ha ragione Bossetti nel reclamare e anche nel chiedere una revisione del processo. E’ assurdo condannare una persona all’ergastolo senza dargli la possibilità di fare una verifica sulla cosiddetta prova regina”, ha proseguito.
Pur riconoscendo l’importanza della prova regina, Feltri ha anche ribadito che “se è importante deve poter essere ripetuta”, cosa resa ormai impossibile nel caso specifico “perché qualche deficiente ha trattato i reperti come se fossero dei cioccolatini”. Vittorio Feltri si è detto convinto anche per altre ragioni che Massimo Bossetti non sia l’assassino di Yara Gambirasio: “Questo pover’uomo che si trova in carcere ormai da parecchi anni per un reato che difficilmente può aver commesso”. E parlando ancora del caso del Dna ha aggiunto: “Questa è la dimostrazione che spesso la nostra giustizia spiega le sue ragioni solo nell’intenzione di condannare, di trovare un colpevole e di archiviare una pratica, invece qui bisognava indagare in modo onesto e la ripetizione del Dna doveva essere fatta e garantita all’imputato, perché l’imputato non è uno straccio che si può sbattere in galera senza avere una prova definitiva. Io sono dalla parte di Bossetti”, ha chiosato.