Il 6 giugno un 747-300 della compagnia aerea venezuelana Emtrasur atterra all’aeroporto internazionale di Ezeiza a Buenos Aires. Due giorni dopo riparte per Montevideo, ma le autorità uruguaiane non lo autorizzano ad atterrare per il semplice motivo che sul jumbo e tutto il suo equipaggio pende da tempo un mandato di cattura internazionale per sospetto terrorismo. In pratica l’aereo, che trasportava pezzi di ricambio per auto e aveva un equipaggio in parte venezuelano e in parte iraniano, è sospettato di essere al servizio di gruppi terroristici che, si suppone, stanno progettando un attentato in Argentina.
Il volo viene rispedito a Buenos Aires e, una volta atterrato, l’intero equipaggio viene fermato e, in pratica, arrestato.
La cosa stranissima è che le autorità argentine sapevano perfettamente che il volo in questione non fosse per niente regolare perché avvisati sia dalle autorità statunitensi che da quelle del Paraguay: e difatti anche all’andata, partito da Caracas, non aveva potuto atterrare in nessun aeroporto.
A un successivo controllo si scopre che i piloti, ambedue iraniani, facevano parte di un gruppo terroristico legato agli Hezbollah e pure l’equipaggio di cabina è composto da agenti sia venezuelani che iraniani.
Le indagini finora hanno stabilito che l’aereo fa parte sì della compagnia venezuelana Emtrasur (filiale del Consorzio statale venezuelano di industria aeronautica e servizi aerei – CONVIASA), ma anche che, durante 15 dei suoi 30 anni, ha operato per la compagnia iraniana Mahan Air. Tanto CONVIASA che Mahan Air sono sanzionate dall’Ufficio di controllo del Dipartimento del tesoro Statunitense (OFAC). Si sospettano legami con un gruppo rivoluzionario paramilitare denominato Quds, un corpo di guardia di élite iraniano.
In pratica l’aereo si pensa trasportasse armi (oltre ai ricambi per auto) che hanno raggiunto l’Argentina per essere utilizzate: e qui entra in gioco una catena di stranezze che stanno circondando tutta l’operazione. In pratica il Governo argentino non ha dato nessuna importanza agli avvisi ricevuti e solo dopo che il caso è diventato di livello internazionale ha posto l’attenzione ed è intervenuto bloccando il volo: ma questa non è l’unica manovra sospetta, perché in un primo tempo tanto il Presidente Fernandez che il Ministro della Sicurezza Anibal Fernandez avevano escluso qualsiasi irregolarità parlando sia di un semplice volo di addestramento al pilotaggio che di un’omonimia tra il cognome del comandante e le segnalazioni dei servizi di sicurezza internazionali. Solo successivamente hanno confermato i legami dell’equipaggio sia con i servizi segreti che con il terrorismo internazionale.
L’Argentina, attraverso il kirchnerismo, ha sempre, nel corso degli ultimi vent’anni, intrecciato dei legami profondi sia con il chavismo venezuelano che con l’Iran, Paese che ha avuto un ruolo importante con due eventi nefasti accaduti a Buenos Aires: l’attentato alla Mutuale Ebraica AMIA del 18 Luglio 1994 che causò 84 morti e il “suicidio” del Magistrato Alberto Nisman avvenuto il 18 gennaio 2015. Solo 24 ore prima il Magistrato, nel corso di un’intervista televisiva, aveva accusato l’allora Presidente Cristina Fernandez de Kirchner di tradimento alla Patria per aver in pratica “coperto” le responsabilità del gruppo terroristico palestinese Hezbollah e quelle dell’Iran (accusato di esserne l’organizzatore logistico) dell’attentato all’AMIA, attraverso la firma di un Memorandum con il Paese islamico atto a insabbiare la questione .
Il lunedì successivo Nisman avrebbe dovuto presentare le prove davanti a un’apposita Commissione parlamentare al Congreso de la Nacion: però quell’importante riunione non venne mai effettuata per l’improvvisa morte del Magistrato.
Dopo mesi di depistaggi e di inquinamento oceanico delle indagini l’ipotesi dell’omicidio sembra ormai certa e anche la presunta partecipazione all’atto (compiuto durante un improvviso blackout delle apparecchiature di sicurezza dell’edificio in cui aveva la sua residenza Nisman) di uomini dei servizi segreti iraniani.
Il legame quindi esiste e l’episodio del volo sospetto, secondo molti media argentini, è spiegabile per due motivi: da una parte le elezioni presidenziali che nel 2023 muteranno radicalmente il panorama politico del Paese, con l’ormai sicura disfatta del peronismo e del kirchnerismo e il loro ridimensionamento che, probabilmente, ne segnerà anche la fine.
L’altro fatto, altrettanto importante e ancor più attuale, riguarda il processo che avrà come imputata l’attuale Vicepresidente Cristina Fernandez de Kirchner: la Corte di giustizia argentina ha dato il via libera al procedimento nei suoi confronti per corruzione nell’ambito della costruzione di opere pubbliche. È la cosiddetta causa denominata “Quaderni” dall’abitudine dell’autista del segretario e “braccio destro” dell’ex ministro della Pianificazione (Julio de Vido) Roberto Baratta, di segnare minuziosamente su dei quaderni gli incontri dove si discutevano non solo i particolari delle opere, ma si pagavano tangenti.
Tra i testimoni dell’accusa non solo Oscar Centeno (l’autista), ma anche un considerevole numero di impresari che, nel corso degli anni e per le indagini compiute dal giornalista del quotidiano La Nacion Diego Cabot, alla fine hanno testimoniato l’accaduto.
Si tratta del primo processo della decina in cui è coinvolta la potentissima Vicepresidente, che rischia una condanna in una delle cause di cui è chiamata a rispondere. Ma il curioso caso dell’aereo, secondo alcuni media , potrebbe far parte come tassello di una strategia della tensione, se così si può definire, atta a sovvertire un Paese che, dal cambio di Governo di tre anni fa, attraversa una fase di crisi tra le più gravi della sua storia.
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