Il giorno dopo i ballottaggi delle elezioni comunali è tempo di bilanci. C’è chi esulta e chi invece analizza la sconfitta, ma in realtà non esistono veri vincitori andando a valutare i dati tra primo e secondo turno. Secondo il professor Giovanni Orsina, intervenuto ai microfoni de La Verità, qualche partito è uscito un po’ meglio degli altri, ma tutto sommato hanno tenuto sia il Partito Democratico che il centrodestra.
Nel corso della sua analisi, Giovanni Orsina ha sottolineato che in questo momento c’è un vuoto immenso, legato alla destrutturazione “drammatica” del sistema politico. Il crollo del Movimento 5 Stelle ha causato una voragine: “I voti di protesta che non si collocano a destra e non guardano più al grillismo”. Discorso diverso per quanto riguarda il centro, lì più che un vuoto c’è un eccesso di pieno: “L’area vale forse fra il 10 e il 15%, ma se la dividi fra cinque o sei partiti perde di rilevanza. Insomma: vuoto politico, caos, frammentazione, mancanza di entusiasmo e di forze che siano in grado di catalizzare l’interesse degli elettori. Il risultato ovvio di tutto questo è l’astensione”.
GIOVANNI ORSINA, L’ANALISI POST-BALLOTTAGGI
Nella politica italiana odierna nessuno è in salute, ha proseguito Giovanni Orsina, a partire dal centrodestra, diviso da alcune fratture programmatiche reali, senza dimenticare il “grosso problema di leadership e legittimazione”. Il professore di Scienze politiche si è poi soffermato sul Movimento 5 Stelle, la rottura registrata negli ultimi giorni è “del tutto priva di logica politica”: “Il M5s non ha più un ‘ubi consistam’. Non ha più un’identità, di fatto non esiste più. Nasce come un grande collettore di insoddisfazione e, in positivo, si propone di incanalare la rabbia in un progetto di amministrazione del Paese grazie alla democrazia diretta”. L’esperimento della democrazia diretta è miseramente fallito, ha evidenziato Giovanni Orsina: “Il fallimento del progetto ha aperto la via alle derive più assurde, come, appunto, quella di una scissione priva di sostanza politica”. Infine, una battuta sulla strategia di Enrico Letta alla guida del Pd: “Appena eletto segretario, Letta ha provato ad agitarsi un po’ con proposte tipo il voto ai sedicenni. Dopodichè ha trovato una strategia che ritengo geniale: non fare assolutamente niente. Restare immobile, nella convinzione (fondata) che tanto saranno gli altri a farsi male da sè”.