L’immigrazione e l’integrazione, un compito della politica. Intervenuto ai microfoni de La Stampa, il professor Giovanni De Luna ha spiegato che non è corretto parlare di decadenza o di declino della città, sarebbe più corretto parlare di trasformazione. Per quanto concerne Torino, “la città ha vissuto trasformazioni cicliche molto precise, che possiamo analizzare per capire una cosa: per accogliere una nuova fase migratoria bisogna necessariamente capire e indicare i contesti e gli ambiti in cui questa cosa potrà avvenire”.
Il professore emerito di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Torino ha ricordato che la città ha vissuto due grandi ondate migratorie. La prima alla fine dell’Ottocento, con i piemontesi passati dalla campagna alla città per soddisfare la richiesta di lavoro di fabbrica e opifici, la seconda è quella del boom economico, con migliaia di meridionali giunti sempre per il lavoro. De Luna ha ricordato che ci sono state tre importanti presenze che hanno favorito in maniera determinante l’integrazione dei nuovi torinesi: “Partiti, sindacato e religione”.
“Migranti, la politica condizioni l’integrazione”
Quelle tre realtà hanno tracciato un solco nel percorso di integrazione secondo De Luna, che si chiede chi svolgerebbe oggi questo compito: “I partiti e i sindacati sono cambiati profondamente, la religiosità non è più quella di allora. Il tessuto associativo è mutato, bisogna capire se le realtà attuali, o future, saranno in grado di adempiere a questo ruolo fondamentale per permettere l’integrazione di un nuovo flusso migratorio”. Lo storico ha sottolineato che la politica dell’inclusione ha sempre premiato in positivo, ha sempre vinto, ma non solo. “Mi piace pensare che questi anni saranno chiamati gli ‘anni dell’Europa’, perché negli ultimi 30 anni, da Maastricht in poi, dopo il crollo del comunismo, si è ragionato in un contesto europeo”, le parole di De Luna: “Saranno visti come anni di grandi trasformazioni, che la pandemia e la guerra russo-ucraina finiranno inesorabilmente per accelerare. Come, non si sa”.