“Abbiamo bisogno di un supporto nell’accedere a risorse per sostenere la nostra organizzazione”. Questa una delle principali richieste che viene fatta dagli enti non profit. Una domanda che ha spesso alla base l’idea che l’accesso a bandi o altre opportunità di finanziamento sia la via più semplice e veloce per risolvere i problemi o le necessità di tipo economico di un ente. Non è né falso, né vero, ma bisogna affrontare l’argomento, e l’attività che ne consegue, in maniera strategica e organizzata. Un’attività da non lasciare al caso.
Innanzitutto, come altre azioni di raccolta fondi, anche la progettazione o la ricerca di enti finanziatori è uno strumento che deve essere strategicamente pianificato. È necessario avere una chiara visione di quali sono le risorse economiche, umane, materiali e strutturali di cui un ente necessita. E queste non possono che emergere da una pianificazione che parta da una definizione degli obiettivi a medio e lungo termine dell’organizzazione e da una specifica programmazione delle attività e delle progettualità. È la fase di programmazione della “gestione del ciclo di un progetto”.
Ma quando parliamo di programmazione dobbiamo guardare anche all’esterno dell’ente e conoscere l’esistente: un insieme di opportunità con i propri obiettivi, le proprie modalità di funzionamento e le proprie peculiarità. Il mondo delle opportunità di finanziamento è un sistema eterogeneo e in continuo cambiamento che deve essere compreso per poterlo poi affrontare attraverso le corrette e più idonee strategie.
Maggiormente conosciuta è la modalità del bando pubblico (a livello europeo, nazionale o locale) dove a un avviso si risponde con la presentazione di un progetto, la sua valutazione da parte del finanziatore e la pubblicazione di una graduatoria dei progetti selezionati. Meno conosciuta, e correttamente affrontata, è la modalità di azione degli enti finanziatori privati, cui appartengono enti molto differenti tra loro: fondazioni di origine bancaria, imprese, enti religiosi, organizzazioni. Per confrontarsi con questi enti e le relative opportunità è necessario cambiare la tradizionale prospettiva che vede la dicotomia finanziatore/ente finanziato. Gli enti finanziatori privati sono sempre più interessati a entrare attivamente nella realizzazione di progetti ad alto impatto sociale e non riducono il loro ruolo alla sola erogazione del contributo e verifica finale attraverso la rendicontazione. Si deve quindi passare dalla predetta dicotomia a una dimensione di partenariato partendo da una conoscenza approfondita dell’interlocutore per costruire una relazione di reciproca fiducia possibilmente duratura.
Interiorizzato questo approccio, diventa più comprensibile anche il fatto che l’attività di progettazione non consiste solo nel ricercare opportunità e nello scrivere il progetto, ma deve essere accompagnata da azioni di programmazione, comunicazione e networking. Diventa quindi un’attività che coinvolge e impatta i vari settori e persone di un’organizzazione allo scopo di impostare un’azione efficace di monitoraggio delle opportunità.
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