Da quando la Russia ha deciso di invadere l’Ucraina, scatenando una guerra ancora in corso, la maggior parte dei rifugiati ucraini non si è riversata solo in Polonia. C’è infatti anche la Russia tra le destinazioni. Lo dimostrano i dati di Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), confermati anche nell’ultimo report pubblicato. Possono suonare strani e sorprendere, alla luce del fatto che il conflitto è cominciato con l’invasione da parte dei russi, ma è d’altro canto la conferma della complessità non solo della situazione, ma della storia stessa di questo Paese. Infatti, stando ad un’analisi riportata dall’agenzia di stampa russa Tass nei giorni scorsi, su circa 2 milioni di rifugiati ucraini (ma questo è un dato russo che non coincide con quello di Unhcr), la metà proviene dai territori separatisti del Donbass. Di questi, 33mila persone sarebbero state ospitate in siti di alloggio temporaneo, invece gli altri alloggerebbero presso parenti o strutture private. Del resto, molti ucraini hanno legami in Russia, non solo di parentela. Inoltre, secondo quanto rilevato da Benedetta Sabene nella sua pagina social, potrebbe incidere anche il fatto che possano parlare la stessa lingua.
I dati contenuti nel rapporto 19 dell’Unhcr mostrano che circa la metà dei rifugiati ucraini scappati nei paesi vicini si sono recati in Russia. Secondo i dati aggiornati al 28 giugno, 1.412.429 di ucraini si trovano in Russia, mentre 1.194.642 in Polonia. Se però si tiene conto degli attraversamenti di confine, i dati variano per la Polonia, che ne ha registrati 4.312.612, un numero superiore di oltre tre volte quello russo (1.194.642). Lo stesso Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ucraini segnala che altre 105.000 persone si sono trasferite in Russia dalle regioni di Donetsk e Luhansk tra il 18 e il 23 febbraio, quindi prima che iniziasse la guerra in Ucraina.
UCRAINI RIFUGIATI IN RUSSIA: CHI PRO-MOSCA RESTA, GLI ALTRI…
Per Masha Belkina, fondatrice di Volunteers Tbilisi, organizzazione a sostegno dei rifugiati ucraini accogliendoli in Georgia, l’interpretazione dei dati porta a conclusioni diverse. Le persone che lasciano l’Ucraina passando dalla Russia in primis non vi restano, quindi lo fanno “perché non hanno la possibilità di transitare altrove. Chi è pro-Mosca resta nella Federazione, chi arriva da noi la pensa diversamente”. Quindi, gli ucraini entrano in Russia ma per arrivare, ad esempio, in Georgia. Lei stessa ha il passaporto russo. “Impegnarci insieme, russi e ucraini, è significativo per noi anche per mostrare a chi fugge che non tutti i russi la pensano come Putin”, dice all’Avvenire.
Infatti, per i profughi c’è un processo di “filtrazione” da parte dell’esercito russo anche molto umiliante (questionari, ispezioni di cellulari ed esplorazioni corporali). Ci sono campi di filtrazione al confine ucraino, nella Repubblica Popolare di Donetsk (Dnr) e in Russia. “Uno dei più grandi è a Taganrog, nella regione di Rostov. In totale ne abbiamo sentiti nominare quindici”. Chi supera l’ispezione viene lasciato libero se dimostra di avere parenti in Russia, un posto preciso dove andare, altrimenti viene “accolto” in strutture semi-abbandonate. Costretti o meno, filo-russi o meno, oltre un milione di ucraini hanno puntato a Est, finendo da rifugiati nel Paese che li ha attaccati e questo non può che far riflettere.