Omicidio Serena Mollicone: il pare sul pm dopo la lunga requisitoria
Dopo la morte di Guglielmo, è stato il fratello Antonio Mollicone a raccogliere la sua eredità nella lotta alla ricerca della verità per la nipote Serena Mollicone. Anche lo scorso venerdì era presente in aula mentre il pm di Cassino, Beatrice Siravo, era impegnata nella sua requisitoria fiume che si concluderà nella giornata odierna. Lo zio di Serena Mollicone, parlando con il Corriere della Sera ha definito il lavoro del pubblico ministero “meticoloso, certosino, analitico e soprattutto sincero, appassionato: meraviglioso. Io e gli altri familiari ne siamo pienamente soddisfatti e le siamo grati”. Dopo 21 anni anche lo zio e l’intera famiglia possono finalmente avere un quadro preciso di quanto accaduto, mettendo da parte i tentativi di depistaggi e le numerose lacune delle precedenti indagini.
Nonostante le difese si sono dette pronte a dare ancora battaglia, lo zio di Serena Mollicone è certo dell’esito del processo: “La procura ha fatto un lavoro di grande qualità scientifica ed etica, ha verificato tutti i fatti, le circostanze, gli orari, le parole dei testimoni con precisione. Non sono indizi ma prove raccolte dopo 20 anni ad annaspare. Cose drammaticamente e tragicamente vere. E noi come parti civili, con i nostri avvocati, daremo il nostro contributo non di rabbia ma di verità”, ha spiegato l’uomo.
Lo zio di Serena Mollicone sulla sentenza del processo
Nella requisitoria del pm dello scorso venerdì, nell’ambito del processo sull’omicidio di Serena Mollicone per la prima volta il pubblico ministero ha avanzato il nome di Marco Mottola definendolo l’autore del delitto della ragazza di Arce e descrivendo il ruolo avuto dai genitori nel farla morire, imbavagliandola e trasportandola nel bosco. Lo zio Antonio ha commentato al quotidiano: “La cosa che mi ha reso più contento è stato sentir dire la verità su Serena, che era una ragazza che aveva sogni e progetti, che aveva un piano di studi ed era pronta a faticare per completarlo, che non era andata in caserma per provocare, che non aveva altri pensieri per la testa”. Lo zio ha anche sottolineato come, esami alla mano, la ragazza non fosse incinta né aveva assunto droga. Serena non aveva alcun rapporto con Marco Mottola.
Il pm si è espresso a lungo anche sui presunti depistaggi del padre, il maresciallo Franco Mottola, sempre sostenuti dal papà di Serena, Guglielmo Mollicone. Lo zio ha ribadito il lavoro certosino del pm anche su questo aspetto, avendo contribuito a svelare “una trama”. Infine una sua idea anche sul brigadiere Santino Tuzi morto suicida a distanza di 7 anni dall’omicidio di Serena Mollicone, dopo aver svelato di averla vista in caserma il giorno della scomparsa: a detta dello zio l’uomo avrebbe detto la verità “perché solo dalla sua scrivania poteva vedere quello che ha detto e ha descritto nei dettagli la borsa di Serena mai ritrovata. Hanno provato a distruggere anche lui, il suicidio dice quali fossero i suoi tormenti”. In vista della sentenza, l’uomo ha concluso: “Non penso alle pene, non spetta a noi quantificarle. A noi interessa che sia fatta giustizia e che la verità sia stata finalmente raccontata a tutti”.