Il caos mediatico generato dal governo sulla riforma pensioni, deriva dalla mancanza di volontà di affrontare un argomento così arduo, proprio nell’anno in cui l’inflazione mette realmente a rischio e conti pubblici. Infatti si ipotizza che se l’inflazione dovesse restare su una soglia superiore al 6%, nel 2023 l’INPS dovrà calcolare circa 10 miliardi di spesa pubblica aggiuntiva per il ricalcolo delle pensioni che vedrebbero un aumento. Unica nota positiva. Ma come si fa con le persone che vorrebbero andare in pensione adesso?
Riforma pensioni 2022: il punto di vista di Elsa Fornero
Naturalmente l’ipotesi più plausibile, giacché è caduta nel vuoto anche la proposta di Pasquale Tridico, presidente dell’INPS, è il ritorno della legge sulle pensioni voluta dalla professoressa Elsa Fornero è passata alla cronaca come legge Fornero. In un’intervista rilasciata al sito Money infatti la professoressa Fornero ha spiegato come mai non è possibile superare questa legge in tempi brevi: “non vedo perché dovrebbe essere cancellata la mia riforma; è meglio parlare di superamento apportando dei correttivi qualora se ne rilevasse l’utilità”.
Una frase che tuttavia non tiene assolutamente conto della necessità e delle ingerenze popolari poiché il pensionamento a 67 anni è considerato eccessivo anche rispetto alla media europea che si attesta sui 64 anni.
Secondo la Fornero infatti, una riforma delle pensioni vera e propria potrà essere stabilita dopo il 2030, quando sarà completata la transizione al sistema contributivo. Tuttavia non è possibile per gli italiani aspettare tanto tempo perché attualmente sussistono moltissimi disagi socio-economici oltre che lavorativi che necessitano di un intervento tempestivo. La gran parte dei lavoratori di età compresa fra i 25 e i 35 anni hanno infatti una carriera lavorativa caratterizzata da discontinuità contributiva, che necessiterebbe una maggiore integrazione e regolamentazione dei fondi pensione complementare, così come più volte sottolineato.
Tuttavia, soltanto dopo il 2030 per Elsa Fornero sarà possibile parlare di flessibilità in uscita e, addirittura, considerare un pensionamento compreso fra i 63 e 70 anni. Insomma, Elsa Fornero non vede proprio possibili le pensioni a 62 anni, così come proposto da alcune parti sindacali e dalle categorie durante i primi tavoli di trattativa con il Ministro Orlando, che pure si diceva intenzionato a superare la riforma pensioni della Fornero attraverso una riforma pensioni che mettesse d’accordo tutti e che integrasse anche Opzione Donna.
Riforma pensioni 2022: necessaria per molti italiani
L’altro motivo che rende necessaria una riforma pensioni con somma urgenza sono sicuramente due anni di pandemia che hanno causato una ulteriore discontinuità contributiva anche ai lavoratori che avevano invece goduto di una stabilità lavorativa costante, ma che sono stati costretti al licenziamento a causa della chiusura delle proprie aziende. Si stima infatti che dopo i due anni di pandemia la chiusura di piccole e medie imprese abbia generato 270.000 posti di lavoro in meno oltre alla chiusura delle partite IVA degli autonomi che non hanno potuto più sopravvivere con un mercato che offriva un’offerta progressivamente inferiore.
Anche l’inflazione e il caro energia, che oggi è sostenuto principalmente dal settore industriale almeno per quelle aziende che si occupano di produzione di pasta, derivati dalla farina dal grano, stanno sostenendo sostanzialmente i sovrapprezzi per fare in modo che questi non impattino sulla distribuzione e non danneggino, di conseguenza, il brand nel diretto rapporto con il consumatore.
Dopo Pasquale Tridico che ha avanzato una proposta in due quote che comprendeva dunque un assegno ridotto fino al raggiungimento dell’età pensionabile, oggi fissata a 67 anni, Elsa Fornero invece ha affermato che “le uniche misure di flessibilità sostenibili sono quelle che prevedono un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno”.
La professoressa inoltre ha bocciato quota 100 perché è ritenuta un modo poco saggio di spendere le risorse pubbliche, mettendosi dunque in linea con Bruxelles che al redarguito il governo sui costi eccessivi sostenuti dall’Italia in fatto di previdenza sociale.