Variante indiana Covid, preoccupa la comunità scientifica
Nelle ultime ore si è iniziato a parlare con più attenzione della nuova mutazione che il Covid sta attraversando, la cosiddetta variante indiana. A quanto si sa per ora, la variante BA.2.75 è più contagiosa di Omicron 5, che era stata definita “il virus più contagioso mai visto”, in grado di superare facilmente anche le barriere di anticorpi date dalla vaccinazione o da una precedente infezione. Ultimamente si è fatto un gran parlare di Omicron 5, la variante che, ora come ora, appare essere maggiormente diffusa in Italia, rappresentando (secondo i dati raccolti da I-Co-Gen) oltre il 60% delle infezioni sul territorio.
Tuttavia, la variante indiana non fa parte della sottocategoria Omicron (classificata dagli scienziati con il codice BA.5), ma afferisce maggiormente alla famiglia Delta (classificata, invece, con il codice BA.2). Al momento non si sa tantissimo della nuova mutazione, ma a quanto dicono gli esperti, soprattutto Bassetti, è necessario tenerla d’occhio da vicino. Si sta diffondendo soprattutto in India e, seppur i casi confermati siano ancora pochi, si nota già una distribuzione della variante a livello internazionale.
Variante indiana Covid: cosa sappiamo
Sulla variante indiana del Covid gli studi stanno iniziando a concentrarsi soprattutto in questo ultimo periodo, destando la preoccupazione della comunità scientifica internazionale. Buona parte del contributo si deve al virologo del Department of Infectious Disease dell’Imperial College di Londra, Tom Peacock. Dai suoi studi delle sequenze della variante indiana registrate e depositate a livello globale, l’esperto ha rilevato che questa possiede 45 mutazioni in comune con la variante Omicron, tra le quali 8 riguardano la proteina Spike (mentre in Omicron 5, le mutazioni di Spike erano 3).
La più facile diffusione della variante indiana sembra essere dovuta alla mutazione di G446S che è il sito dal quale vengono sintetizzati e rilasciati la maggior parte degli anticorpi indotti dal vaccino o dalla guarigione. Tuttavia, come sottolineano gli scienziati del Laboratorio di Evoluzione Proteine e Virus del Fred Hutch in America, l’infezione è meno probabile per tutti coloro che non sono stati esposti al primissimo Covid (classificato come BA.1). Per ora, comunque, non si hanno ancora dati sufficienti per capire se la variante indiana sia più o meno mortale delle precedenti mutazioni, mentre gli scienziati rassicurano sul fatto che i vaccini continuino ad essere un’arma chiave per evitare gli effetti severi dall’infezione da Covid.