Secondo un recente rapporto dell’Istat l’indebitamento delle amministrazioni pubbliche si è ridotto grazie all’incremento delle entrate. E così è diminuito il deficit sul PIL riducendo dunque la tendenza al rialzo che ha accompagnato l’indebitamento pubblico negli anni precedenti. Le entrate hanno compensato anche in eccedenza le uscite, ma questo non è servito a ridurre la pressione fiscale che si attesta ad oggi al 38,4%, in aumento di 0,5 punti rispetto al primo trimestre del 2021.
Istat: deficit PIL in diminuzione di 3,8 punti rispetto al 2021
L’indebitamento delle amministrazioni pubbliche sul PIL invece è diminuito del 9,0% secondo l’Istat, vale a dire 3,8 punti percentuali in meno rispetto allo stesso periodo del 2021.
Tuttavia l’incremento dei prezzi dovuto all’aumento costante dell’inflazione ha ridotto il reddito disponibile delle famiglie, nel primo trimestre infatti si è registrato un incremento del 2,6% rispetto al trimestre precedente. L’inflazione ed il relativo crollo sul dollaro dell’euro anno determinato un crollo generale del potere d’acquisto che ha avuto una crescita minima dello 0,3%.
Le famiglie dunque tendono a risparmiare di più e ciò è dimostrato dall’incremento della propensione al risparmio che ad oggi si attesta il 12,6%, in aumento del 1, 1% rispetto al trimestre precedente.
Istat: contrazione dei consumi del 1,1%, rispetto al reddito disponibile
La crescita della spesa in relazione ai consumi tuttavia è molto più debole rispetto al reddito disponibile. Ciò dimostra Una contrazione generale dei consumi che era stata già rilevata all’inizio del conflitto in Ucraina ed oggi la spesa dei contribuenti per i consumi finali registra una crescita del 1,4% mentre aumentano i risparmi del 2, 6%.
Recentemente i report sull’incremento dei prezzi concernenti il boom alimentare registrano aumenti anche del 30%, per quanto concerne i prodotti dell’agroalimentare soprattutto quelli relativi all’importo ucraino come grano, mais, orzo e tutti i derivati, come pane, pizza.