Fra i numerosi effetti negativi provocati dal long covid vi è anche la perdita di gusto e di olfatto, sintomi molto fastidiosi che si erano verificati in particolare durante la prima ondata di marzo 2020, e che sono ritornati a farsi sentire con Omicron 5. Gli scienziati di tutto il mondo hanno cercato di capire le origini di questo fenomeno e recentemente sono giunti alla compilazione di un protocollo dal nome “Di Stadio”, ovvero, il cognome della scienziata italiana che lo ha inventato.
Obiettivo, superare appunto il problema attraverso una riabilitazione olfattiva a base di oli essenziali e di una molecola anti-neuroinfiammazione, tale Pea-Lut, capace di agire sul controllo delle alterazioni del sistema nervoso centrale. Secondo al sua ideatrice, come si legge su Fortune, il protocollo permette al paziente di recuperare le funzioni olfattive nel 92 per cento dei casi, e un ritorno al normale olfatto in oltre il 50 per cento dei casi, così come si legge su ‘Current Neuropharmacology’.
LONG COVID, PROTOCOLLO DI STADIO CONTRO PERDITA GUSTO E OLFATTO: LE PAROLE DELLA SUA IDEATRICE
“La prevalenza complessiva della disfunzione olfattiva nei pazienti con Covid-19 è stata del 47,85%. Nel 54,4% dei pazienti europei, nel 51,11% dei nordamericani, nel 31,39% degli asiatici, nel 10,71% degli australiani – spiega la professoressa Arianna Di Stadio, docente di Otorinolaringoiatria all’Università di Catania e ricercatore onorario per il Dipartimento Neuroscienze Queen Square Neurology UCL di Londra, come si legge su Fortune – In sintesi ben il 65% degli individui guariti da Covid sperimenta una disfunzione olfattiva di qualche forma 18 mesi dopo. Data la quantità di tempo trascorso dall’iniziale insulto al sistema olfattivo, il rischio è che questi problemi olfattivi, se non adeguatamente trattati, siano permanenti”.
Il protocollo riabilitativo nasale adottato fino ad ora “esponeva il paziente per un tempo troppo lungo a odori troppo intensi – aggiunge ancora Di Stadio – tanto più considerando che il naso funzionava mentre era il cervello a non sentire. Questa modalità poteva aumentare il rischio di incappare in danni del neuroepitelio, con conseguenti problematiche olfattive (ad esempio la parosmia)”. Nel nuovo protocollo, invece “I pazienti sono stati esposti agli odori per pochi secondi, con pause più lunghe tra lo sniffing dei vari elementi usati per la riabilitazione. Inoltre, abbiamo usato oli essenziali 100% organici, che non venivano annusati direttamente dalla boccetta ma preparati in modo tale da non danneggiare i recettori nel naso”.