In un recente articolo di Mauro Bottarelli sul Sussidiario ci sono due riferimenti al nostro primo ministro Mario Draghi che, a mio parere, vale la pena di approfondire.
Il primo riguarda la frase “Non mi faccio commissariare dal Parlamento”, riferita al governo ma attribuita direttamente a Draghi. Questa frase potrebbe essere accettata, forse, in una repubblica presidenziale, ma suona del tutto inappropriata, o anche peggio, in una repubblica parlamentare come la nostra. È vero, però, che il terrore dei partiti di andare alle elezioni e l’esigenza che l’attuale governo non cada danno al governo una sostanziale indipendenza dal Parlamento. Diventa così facile per Draghi assumere le vesti di “uomo della Provvidenza”, ruolo riconosciutogli da ampie parti dell’opinione pubblica, soprattutto di chi la guida, e anche da Mattarella. Non ha torto Bottarelli a segnalare l’attuale silenzio del nostro presidente della Repubblica, solitamente piuttosto interventista. D’altro canto, non sembra difficile per una personalità come Draghi considerarsi un “uomo solo al comando”, una specie di “dictator” di epoca romana che non deve rispondere a nessuno.
Perplessità solleva anche il termine “commissariare”, perché il governo è un “commissario” del Parlamento, un potere esecutivo, appunto, chiamato a realizzare quanto deciso dal potere legislativo e nei confronti del quale, che rappresenta il popolo, è chiamato a rispondere. A meno di pensare che Draghi si consideri “commissario” di qualche altro potere, per esempio l’Ue, la Nato o, e forse più probabilmente, gli Stati Uniti.
Qui il collegamento con l’altro spunto di Bottarelli, quando nota come vi sia “Qualcosa di scientifico nel modo in cui Mario Draghi cerca lo scontro diretto con il Cremlino.” In effetti, le sue posizioni sembrano travalicare le affermazioni, anche molto pesanti, di altri leader contro Putin, spesso riconducibili a slogan per il proprio elettorato. Vedasi i proclami di Boris Johnson, la cui posizione in patria è sempre più in bilico, a differenza di quella solida del Nostro.
La domanda è: perché Draghi assume questa posizione estrema, incurante dei danni e pericoli che essa comporta per il nostro Paese? L’Italia, insieme alla Germania, è il Paese che più rischia di soffrire da questa crisi, ma la dirigenza tedesca sembra evitare atteggiamenti troppo aggressivi, malgrado il suo maggior peso geopolitico. A chi serve l’atteggiamento estremista assunto da Draghi? Dubito che serva all’Italia, punto debole e della Nato e della Ue, dove Draghi non mi sembra abbia ottenuto un ruolo più significativo, malgrado la sua asserita autorevolezza.
L’espansione a Nord e a Est della Nato distrae l’attenzione dal Sud e dal Mediterraneo, lasciando il nostro Paese sempre più isolato in una situazione sempre più in via di peggioramento. La “solidarietà” europea vale solo per l’imposizione di regole di bilancio, per il resto ciascuno pensa ai fatti suoi e le regole le detta il più forte, o chi ha armi di ricatto e le sa usare. Si è spesso giustamente criticata la nostra classe politica per la sua assenza negli sviluppi geopolitici sull’altro lato del Mediterraneo, ma i nostri “amici”, Usa, Francia e UK si guardano bene dal farsi carico delle conseguenze dei loro interventi per esempio in Libia. Il problema delle masse di profughi è lasciato tutto nelle nostre mani, né mi pare di vedere un Draghi particolarmente attivo in proposito. Per la questione della mancanza di gas aveva suggerito di spegnere i condizionatori, per i migranti cosa dovremo spegnere?
Un ultima osservazione. A suo tempo Draghi definì senza termini Erdogan “un dittatore”, giudizio del tutto condivisibile. Ci si può chiedere tuttavia, come si chiede Renato Farina nel suo articolo, dov’era quando la Nato ha dato il via libera al dittatore per la sua guerra contro i curdi. Forse la sua avversione per Mosca ha reso accettabile il sacrificio dei curdi pur di avere Svezia e Finlandia nella Nato. In fondo i curdi sono lontani e pazienza se sono stati validissimi alleati nella lotta contro i terroristi dell’Isis, non si può accontentare tutti. Eppure, accanto al contrasto alla Russia, la lotta al terrorismo è uno degli obiettivi della Nato, ma come insegna l’unico intervento a norma dello Statuto Nato, quello in Afghanistan, certi principi è più facile affermarli che realizzarli.
Quindi, cui prodest il comportamento di Draghi? Ai posteri l’ardua sentenza.
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