Edith Bruck, una delle più famose deportate nei campi di concentramento di Auschwitz, Dacau e Bergen, grande amica di Papa Francesco, riflette amaramente sul ruolo del Pontefice nella guerra Ucraina, secondo la stessa l’unico che si sta realmente battendo per la pace, ma i cui appelli rimangono inascoltati: “L’unico che cerca insistentemente di dire qualcosa di più alto e nobile, è Papa Francesco – ha raccontato Edith Bruck parlando con i microfoni de Il Riformista – domenica scorsa, nel corso dell’Angelus, ha affermato, cito testualmente: «Bisogna passare dalle strategie di potere politico, economico e militare a un progetto di pace globale. No a un mondo diviso tra potenze in conflitto, sì a un mondo unito tra popoli e civiltà che si rispettano»”.
“Il problema, non suo, nostro, è che nessuno l’ascolta – prosegue la nota scrittrice originaria dell’Ungheria – non fa altro ogni giorno che parlare per la pace mondiale, per la pace fra i popoli. Ha detto di essere pronto a recarsi a Kiev e anche a Mosca. Messaggero di pace, e non fornitore di armi. Sembra parlare ai muri. E questa è la tragedia”. Diverso invece, secondo Edith Bruck, il comportamento dei potenti della Terra: “Per i Grandi della Terra, quelli che esercitano potere, ritrovatisi nel recente vertice della Nato a Madrid, sembra che l’unico assillo sia quello di decidere chi armare, quando armare, come armare. Ha un futuro un mondo così? È un commercio anche quello. Più armi mandano e più gente morirà. Le armi sono fatte per uccidere. È incorreggibile questo mondo. È incorreggibile l’uomo”.
EDITH BRUCK: “NEL MEDITERRANO SI CONTINUA A MORIRE MA…”
La riflessione di Edith Bruck si è poi estesa alle vittime, alle persone che ogni giorno muoiono nel mondo, e che sembrano essere classificate come morti di Serie A e di Serie B: “Mentre l’attenzione internazionale è tutta concentrata sull’Ucraina, nel Mediterraneo si continua a morire – afferma lei – ma quelle persone morte affogate mentre tentavano di raggiungere le coste italiane o quelle greche, fuggendo dagli orrori di guerre, stupri di massa, pulizie etniche, sfruttamento disumano, non fanno più notizia. Sono numeri, non persone. È qualcosa di terribile”.
“È come se fosse loro destino quello di affogare. Ora si parla della tragedia della Marmolada – ha proseguito Edith Bruck parlando del recente crollo del ghiacciaio – anch’io piango quei morti, ma al tempo stesso non posso non indignarmi sull’assenza di pietas e d’interesse verso le persone, anch’esse esseri umani, che trovano la morte nel Mediterraneo o nel deserto”. Secondo la scrittrice ungherese grande amica di Papa Francesco: “Ci sono morti che procurano dolore e morti che non procurano niente. C’è del razzismo anche nel dolore e nell’accoglienza. Un razzismo in morte oltre che in vita”.