Il coronavirus è cambiato, infatti neppure la stagione estiva lo ferma, ma le conseguenze cliniche sono minori; infatti, i decessi riguardano i pazienti fragili e gli anziani con altre patologie preesistenti. Questo è frutto del processo evolutivo di Sars-CoV-2. «In certo tempo attenua la gravità della malattia adattandosi all’ospite umano», spiega il professor Andrea Ballabio, direttore dell’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (Tigem) di Pozzuoli e ordinario di Genetica medica dell’Università Federico II. Nell’intervista resa a Il Mattino conferma che questo adattamento è avvenuto. «Oggi la variante Omicron 5 non provoca quasi più polmoniti». Infatti, attualmente «anche un non vaccinato rischia meno che nel 2020 anche se ha una malattia più grave rispetto a un vaccinato».
Ma il Covid resta comunque pericoloso, in quanto non siamo ancora in una fase endemica. «Circola troppo ed ha sempre la possibilità di sviluppare cluster circoscritti e autolimitanti con ceppi più cattivi e letali», avverte Andrea Ballabio. Inoltre, non bisogna fare in modo che circoli liberamente. «Questo virus fa danni considerevoli. Sovverte il normale traffico intracellulare e forma una sorta di “nido” nelle cellule infettate con danni importanti ai quali si aggiungono quelli prodotti dal “fuoco amico” del sistema immunitario che tenta di liberarsene».
“VACCINI SUPERATI DA VARIANTI MA CI PROTEGGONO”
Quindi, è sempre meglio non prendere l’infezione, tenendo anche conto delle «tante ripercussioni cardiache, miocarditi e pericarditi», aggiunge Andrea Ballabio a Il Mattino. Anche se i vaccini anti Covid attualmente disponibili sono superati dalle varianti, ci stanno «ancora proteggendo e dunque meglio dobbiamo continuare a vaccinarci anche se la prima vaccinazione faceva una differenza gigantesca ora un po’ meno». Ora siamo, infatti, in una fase di transizione, nella quale è importante adeguarsi alle nuove varianti. Andrea Ballabio resta comunque fiducioso. «Tendo a pensare che con la ricerca e la stabilizzazione del virus riusciremo a venirne a capo. Fondamentali i farmaci che vanno a limitare le conseguenze delle infezioni».
Il direttore del Tigem di Pozzuoli ha anche spiegato il motivo per il quale con il caldo il coronavirus mantiene la sua capacità infettiva: «Si diffonde soprattutto con l’aerosol più che con le particelle che si depositano sulle superfici». Quindi, le mascherine sono fondamentali. «Se siamo a contatto con un infetto ed entrambi indossano la mascherina Ffp2 la probabilità di trasmissione diventa irrisoria. Quando si mangia è il momento delicato perché vanifica tutto. Solo in futuro quando farà ancora meno danni si potrà optare per i contagi al posto delle protezioni».