BORGNA E LA TENEREZZA RIVOLUZIONARIA
Quando Papa Francesco invita alla “rivoluzione della tenerezza” non intende affatto una vaga “pretesa di gentilezza”: la tenerezza, come insegna Eugenio Borgna nel suo ultimo volume dal titolo omonimo, è l’emozione più fragile d evanescente, ma che più di tutte si adatta alla vita tormentata dei giorni nostri. «Non è facile fare psichiatria se non si conoscono queste emozioni nel loro straordinario valore terapeutico, e nel loro avvicinarci alle ferite sanguinanti dell’anima, e a curarle», spiega lo psichiatra e filosofo 92enne originario di Borgomanero (Novara). Protagonista da primario di Psichiatria dell’Ospedale Maggiore di Novara di tanti studi sul campo nei decenni del “boom”, da tempo si è dedicato allo studio approfondito del rapporto costante tra la persona e la “biografia dell’esistenza”.
Nella presentazione fatta sul “Corriere della Sera” lo scorso 11 luglio, il libro sulla tenerezza di Borgna prova a condurre il lettore nell’analisi recondita di quale “rivoluzione” può generare la tenerezza nell’esistenza quotidiana. Definita con una metafora dallo psichiatra “gentile”, la tenerezza è come «una cera che cambia la sua forma sulla scia di quello che accade in noi, e fuori di noi». Utilizzando parole “friabili e sommesse”, la tenerezza per Eugenio Borgna possiede in sé «il fragile tempo interiore di un presente aperto al passato e al futuro»: non solo, fa anche «del bene a chi è solo e sta male, ma anche a chi cura». Insomma, il concetto di “tenero” è ben oltre la sensazione di una vaga “bontà d’animo” dell’essere: vi è molto di più, «la tenerezza incrina le nostre certezze, crea alleanze che ci mettono in relazione con altri e in psichiatria ha una significazione umana e clinica ancora più importante che non nelle altre discipline mediche».
INCONTRO TRA BORGNA E GLI ALTRI: “TENEREZZA SFIDA LA ROUTINE”
Presentando casi passati nelle pazienti curate nel manicomio femminile di Novara, Eugenio Borgna racconta da vicino le inquietudini delle ragazze fragili e indifese davanti ma anche le esitazioni e insicurezze del giovane dottore. Esattamente come avvenuto come i tanti ultimi saggi del filosofo-psichiatra, anche in “Tenerezza” – informa il “CorSera” – Borgna arriva a dialogare con filosofi, poeti e scrittori che nel corso della loro produzione si sono imbattuti seriamente sul concetto di “tenerezza”. Per citarne alcuni, nel testo vi si trovano Leopardi, Dickinson, Rilke, Sant’Agostino, Thomas Mann e perfino Etty Hillesum: proprio sulla giovane filosofa ebrea segregata nei campi di concentramento nazisti, Borgna scrive «la sua gentilezza e delicatezze non sono state minimamente scalfite dagli anni trascorsi nel campo olandese di concentramento di Westebrock», dal quale poi sarebbe partita per terminare la sua esistenza ad Auschwitz.
La tenerezza può essere gentile, tormentata, anche ferita – come quella di Ungaretti, le cui poesie hanno le vesti «della nostalgia che sopravvive fragile e intatta anche in trincea» – ma pure può essere infelice: Borgna racconta la storia di Antonia Pozzi, poetessa 26enne suicida a fine anni Trenta. «Leggendo i suoi versi, i suoi diari e le sue lettere non è possibile non confrontarsi con il destino di dolore e di immaginazione creatrice che ha unito l’esperienza umana e lirica di Antonia Pozzi a quelle della russa Marina Cvetaeva, dell’argentina Alejandra Pizarnik, dell’americana Silvia Plath e di Amelia Rosselli», nota l’autore nel suo ultimo saggio. A quella tenerezza espressa così manifesta, conclude Borgna, si legano «Destini femminili sigillati dai bagliori della ispirazione poetica, e dalla ricerca della morte volontaria, e sfiorati dalla solitudine e dalla disattenzione, dal silenzio del cuore e talora dalla follia». Quello della tenerezza è un coraggio «che travolge», una continua «sfida alla routine e alla banalità» che nell’età della pandemia e delle insicurezze sono divenute sempre più ansie presenti nella vita di tutti.