Giovanni Di Perri, direttore del dipartimento di Malattie infettive all’ospedale “Amedeo di Savoia” di Torino, ha commentato sulle colonne del quotidiano “Libero” l’evoluzione della pandemia di Coronavirus, con la sottovariante Omicron 5 che ha dato vita a una nuova ondata di contagi estiva: “Questo virus sta circolando molto e il rischio è elevato, perché virtualmente lo abbiamo lasciato libero. Abbiamo tolto, cioè, la gran parte delle restrizioni che avevamo fino a qualche mese fa”.
Intanto, c’è da sciogliere il nodo quarta dose: meglio farla con i vaccini attualmente disponibili o attendere quelli aggiornati? Di Perri ha chiarito che questi ultimi sono avvolti da mille incertezze: “Ci sono almeno due aspetti da tenere presente – ha spiegato –. Il primo è che, anche quando li avremo, dovremo organizzare la somministrazione. Non si fa schiacciando le dita. Il secondo è scientifico: al momento mancano i dati effettivi sull’efficacia di queste fiale e non sarà una passeggiata ottenerli. Nel 2020 le case farmaceutiche avevano una platea di riferimento divisa in due sole categorie: chi si era infettato e chi no. Adesso lo scenario è più complicato”.
GIOVANNI DI PERRI: “SERVONO VACCINI CHE DURINO PIÙ A LUNGO”
Nel prosieguo della chiacchierata con “Libero”, Giovanni Di Perri ha evidenziato la necessità di affidarsi agli studi israeliani che dicono che, per quanto riguarda l’infezione, “chi ha fatto quattro punture anziché tre riduce il rischio con un fattore di due e questo vale solo nelle prime sei settimane (45 giorni). Circa la malattia grave, invece, il fattore di rischio cala di tre punti. Se un tri-vaccinato ha un rischio di finire in terapia intensiva di cento, per chi ha fatto la quarta dose è di 33. E questo effetto è molto più duraturo”.
Il booster del booster, per Di Perri, “è ciò che oggi abbiamo per migliorare la protezione. Ma le ripeto, non siamo tutti nelle stesse condizioni cliniche. La maggior parte dei ricoverati per Covid oggi – e ho detto per, perché è arrivato il momento di fare la distinzione tra chi è in ospedale ‘con’ il Coronavirus e chi ‘a causa’ del Coronavirus – è rappresentata da anziani con malattie croniche”. Inoltre, in termini di vaccini, “si stanno studiando quelli contro i frammenti del virus che cambiano meno facilmente. Per adesso ci siamo focalizzati sulla proteina Spike. Ma se riuscissimo a ottenerne uno più diretto su altre componenti che mutano meno velocemente avremmo fiale che durano più a lungo”.