Sono ore importanti di attesa nella maggioranza per vedere quale sarà la scelta del Movimento 5 Stelle nella votazione sul Decreto aiuti al Senato. I pentastellati, infatti, si sono astenuti alla Camera e Giuseppe Conte ha detto che si saprà solo a tempo debito se ciò avverrà anche a palazzo Madama.
Parole che, spiega l’ex direttore del Sole 24 Ore Guido Gentili, «confermano come la leadership dell’ex Premier nel Movimento non poggi su basi di cemento armato. Naviga pericolosamente a vista e lo dimostra il fatto che non sappia appunto dire cosa succederà al Senato».
Se M5s si astenesse ancora cosa accadrebbe al Governo?
Nei giorni scorsi Draghi si è in qualche modo sbilanciato, forse anche troppo, dicendo che il Governo non c’è senza M5s. Credo che il presidente della Repubblica farà di tutto per evitare una crisi al buio o che difficilmente l’opinione pubblica potrebbe comprendere in un momento di difficoltà quale quello in cui siamo su vari fronti, da quello economico ed energetico al ritorno della pandemia. Non escludo, quindi, che si possa arrivare a formare un Governo con Draghi Premier, ma senza M5s.
Questo passo sarebbe necessario anche se al Senato M5s votasse la fiducia, vista l’instabilità dei pentastellati e i problemi di leadership di Conte?
Credo che se non ci fosse un passo indietro netto e i 5 Stelle dovessero in qualche modo temporeggiare ancora, rimanendo agganciati al Governo, si continuerà con una navigazione a vista, ma destinata ad approdare a una necessaria verifica di maggioranza.
A questo proposito, la verifica, sollecitata anche da Berlusconi, non appare semplice, considerando il documento consegnato da Conte a Draghi la settimana scorsa, le richieste della Lega e le priorità che il Pd in qualche modo sta indicando in Parlamento, dallo ius scholae alla cannabis.
Credo che molto dipenderà dalla scelta che farà la Lega, che è di fronte a un bivio. Fino a questo momento ha tenuto ferma la posizione sul Governo Draghi, ma non può non guardare all’evoluzione delle scelte dei 5 Stelle, perché nel momento in cui dovessero uscire dalla maggioranza e andare all’opposizione, per la Lega si creerebbe un grosso problema.
Quale?
Come sopravvivere fino alle elezioni, sostanzialmente quindi in campagna elettorale, con M5s e Fratelli d’Italia all’opposizione. Stiamo parlando di due competitor non indifferenti per il Carroccio. Nel momento in cui M5s uscisse dal Governo, quindi, la Lega potrebbe rivendicare essa stessa degli obiettivi identitari che complicherebbero la strada verso un nuovo Governo Draghi, dalla rottamazione delle cartelle alla flat tax, fino al no a ius scholae e cannabis. Il quadro, quindi, diverrebbe ancor più complicato.
Questa difficoltà politica dell’Italia potrebbe portare l’Europa ad avere un atteggiamento diverso nei nostri confronti?
Resteremmo sorvegliati speciali, soprattutto sul terreno del Pnrr, vista la verifica semestrale degli obiettivi da raggiungere. Per quanto riguarda lo scostamento di bilancio, è vero che siamo ancora in un regime di sospensione delle regole del Patto di stabilità e crescita, che durerà anche nel 2023, ma il rialzo dei tassi da parte della Bce è ormai imminente e quindi l’attenzione dei nostri partner è ancora maggiore: lo si vede anche dalla discussione relativa alla progettazione del famoso scudo anti-spread.
Non ci potrebbe essere più spazio per il taglio del cuneo fiscale?
Tutti i partiti sono d’accordo su questo intervento. Si tratta di intendersi sull’entità della manovra e sulle modalità di finanziamento. La proposta sulla quale tutti hanno convenuto sostanzialmente fa riferimento a quella di Confindustria che vale 16 miliardi. Non sono pochi, anche perché se non si vogliono penalizzare i versamenti contributivi dei lavoratori occorrerà mettere in campo altre risorse. È vero che ci sono più di 900 miliardi di spesa pubblica su cui poter intervenire con tagli, ma è non è un compito facile in questo frangente.
Draghi, nel suo intervento al Parlamento europeo, aveva chiesto la costituzione di un nuovo fondo Sure: le risorse non potrebbero arrivare da lì?
Sì, Draghi aveva posto il tema e potrebbe essere un terreno percorribile, essendo l’Ue favorevole al taglio del cuneo fiscale. Non bisogna però trascurare al fatto che rispetto al momento in cui è stato varato il Recovery fund, oggi c’è una maggior attenzione all’interno dei Paesi membri sulle modalità di finanziamento di questi strumenti. E una crisi politica evidente, conclamata, dell’Italia farebbe drizzare ancora di più le antenne rispetto a un Paese già sorvegliato speciale.
In Italia non c’è lo stesso livello di allerta sul gas presente in altri Paesi europei. Nel caso ci fosse un’interruzione totale dei flussi dalla Russia, c’è il rischio di trovarsi in una situazione di difficoltà durante l’inverno e di non riuscire a gestire bene quelle che potrebbero essere le sue conseguenze sociali?
Noto che da parte degli esperti ci sono valutazioni diverse: per alcuni rischiamo poco e per altri moltissimo. Credo che il Governo dovrebbe fare una vera e propria campagna informativa seria sui rischi cui andiamo incontro. Non basta parlare di eventuali misure di “sobrietà” nei consumi, come accorciare la durata delle docce. L’esecutivo dovrebbe informare l’opinione pubblica sullo stato reale delle nostre condizioni e su che cosa ci aspetta in autunno e in inverno. Analogamente a quello che avrebbe dovuto sul piano informativo sul Covid a fronte di un’ondata inaspettata dovuta alle varianti di Omicron 5.
Nel caso di aggravamento della situazione energetica, servirebbe una struttura commissariale sul modello di quella vista per la gestione della campagna vaccinale anti-Covid?
Teoricamente il Governo ha tutti gli strumenti per coordinare la situazione. Certo, nel caso dovesse aprirsi un problema molto serio, che richiedesse provvedimenti importanti di razionamento, allora forse una struttura ad hoc, sul tipo di quella che tra l’altro ha avuto successo con il Generale Figliuolo, potrebbe essere utile, anche perché darebbe maggiore consapevolezza ai cittadini riguardo quello che devono sopportare e di cui sono anche chiamati a essere protagonisti tramite i cambiamenti delle proprie abitudini, nel caso appunto di razionamenti.
(Lorenzo Torrisi)
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