L’ALLARME RUSSO: “SULL’ORLO DELLA TERZA GUERRA MONDIALE”
Mentre sul Donbass e su larga parte del Sud dell’Ucraina continuano i bombardamenti e gli scontri con l’esercito dell’Ucraina, dalla Russia proviene l’ultimo grido di allarme sul fronte terza guerra mondiale: normalmente siamo abituati a vedere questo tipo di messaggi da Kiev, dove il Presidente Zelensky prosegue nel tentativo di convincere l’Occidente ad investire maggiormente nella guerra tra Ucraina e Russia per contrastare l’avanzata da Mosca. Ora è però il Cremlino, mentre “arruola” l’Iran come potenza alleata nell’invasione dell’Ucraina (con l’invio di armi da Teheran confermato ieri) a lanciare l’allarme: «gli Usa e i loro alleati sono sull’orlo di un conflitto armato diretto tra potenze nucleari».
Le parole della portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zacharova, risuonano ancora non solo sulle aree in guerra del Donbass ucraino, ma su tutte le cancellerie mondiali: «Le armi occidentali, che continuano ad arrivare a Kiev, hanno consentito agli ucraini di tenere testa alle truppe di invasione», e per Mosca questo equivale, conclude Zacharova, «ad aver provocato un’escalation della crisi e scatenato un violento confronto ibrido con la Russia». Secondo Putin, l’Occidente deve solo provare a sfidare in campo aperto i russi: la carta dell’azzardo insomma dal Cremlino viene continuamente “giocata”, con il rischio concreto di una terza guerra mondiale che a questo punto non può non essere considerato nei consessi internazionali dei prossimi mesi.
VERTICE MONDIALE SUL GRANO IN TURCHIA: CONFRONTO UCRAINA-RUSSIA
Nel frattempo sono ormi 140 giorni che l’Ucraina viene invasa da est dalle forze russe: dopo la presa del Lugansk, è sempre il Donetsk ad essere tartassato da raid e obiettivi colpiti praticamente ogni ora: «Puntiamo a liberare le città dell’Ucraina del sud attualmente occupate», è la promessa lanciata dal ministro degli Esteri ucraino Dmitry Kuleba, il quale aggiunge sommessamente «al momento i colloqui di pace restano improbabili». Eppure qualche spiraglio resta in quanto oggi, per esempio, al vertice sul grano in Turchia sono presenti delegazioni tanto dalla Russia quanto dall’Ucraina: il livello dello scontro sul campo, anche diplomatico, è alle stelle ma resta da capire come la gestione del fronte grano possa essere un vero “grimaldello” per scardinare il “muro” alzatosi tra Mosca e Kiev dopo il 24 febbraio scorso.
È in corso infatti ad Ankara il vertice con le delegazioni militari di Turchia, Russia e Ucraina che incontreranno anche il gruppo inviato dall’ONU per discutere delle esportazioni in sicurezza del grano ucraino. «L’Ucraina e la Russia sono a un passo dal raggiungere un accordo sulla questione delle esportazioni di grano», ha confermato Kuleba al quotidiano spagnolo “El Pais”, «L’Ucraina è pronta a esportare il suo grano sul mercato internazionale. Siamo alla fase finale e ora tutto dipende dalla Russia: Se lo vogliono davvero, l’esportazione di grano inizierà presto». Mosca ha confermato questo incontro in Turchia, pur sottolineando di voler mantenere «la possibilità di controllare e perquisire le navi per evitare il contrabbando di armi»: per questo va predicata cautela, come annota il Ministro degli Esteri francese Catherine Colonna, «Abbiamo visto da alcune settimane che la Russia ha chiesto condizioni dopo condizioni per un tale incontro, quindi rimango prudente». Decisivo a questo punto potrà essere il vertice del prossimo 19 luglio tra Putin ed Erdogan, seguito dall’incontro allargato con anche il leader iraniano Ebrahim Raisi. A quel punto però non è di solo grano che si discuterà ma anche dell’opzione futura di un’alleanza strategica mondiale in caso di conflitto nucleare: opzione che tutti, Russia compresa almeno a parole, vorrebbero evitare ad ogni costo.