Omicidio Serena Mollicone: tutti assolti
E’ arrivata in serata, come previsto, la sentenza del processo per l’omicidio di Serena Mollicone, giunta a distanza di 21 anni. Dopo una lunga attesa fatta di depistaggi, misteri e speranze, il verdetto non è stato quello sperato dalla famiglia della giovane di Arce uccisa all’età di 18 anni. Assolti i coniugi Mottola ed i figlio Marco accusati dell’omicidio di Serena: questa la decisione dei giudici della Corte d’Assise di Cassino. La Procura di Cassino aveva chiesto una condanna a 30 anni di reclusione per l’ex maresciallo Franco Mottola, 24 anni per il figlio Marco, 21 anni per la moglie Anna Maria, accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere. I tre si sono sempre professati innocenti.
Prima di entrare in camera di Consiglio i giudici avevano respinto la richiesta della procura di ascoltare come testimone il barbiere di Arce ritenendo la sua deposizione “non rilevante”. Dopo la pronuncia del verdetto, come riferisce RaiNews, si sarebbe sollevato un grido in aula: “Vergogna!” ma, spiega Tgcom24, non sono mancate le lacrime di gioia. Ad essere assolti anche Vincenzo Quatrale, all’epoca vice maresciallo e accusato di concorso esterno in omicidio, e l’appuntato dei carabinieri Francesco Suprano accusato di favoreggiamento. (Agg. di Emanuela Longo)
Serena Mollicone, attesa oggi la sentenza
Nel primo pomeriggio di oggi, venerdì 15 luglio, i giudici della Corte d’Assise del Tribunale di Cassino si sono ritirati in Camera di Consiglio per emettere la sentenza del processo per l’omicidio di Serena Mollicone. Un verdetto che giungerà dopo 21 lunghi anni di attesa. La sorella della vittima uccisa ad Arce a soli 18 anni nel 2001, Consuelo, poco prima dell’inizio dell’ultima udienza del processo non ha nascosto una certa emozione ed ai microfoni di AdnKronos ha commentato: “Abbiamo tanto atteso questo giorno, soprattutto mio padre, speriamo che lui sia con noi”. Guglielmo Mollicone è morto poco prima dell’inizio del processo dopo una lunga battaglia per la verità.
Secondo l’accusa, Serena Mollicone sarebbe stata uccisa nella Caserma dei carabinieri di Arce il primo giugno 2001. Dopo aver battuto contro la porta di un alloggio al culmine di una colluttazione, sarebbe svenuta ma il trauma alla testa non sarebbe stato mortale. Quindi sarebbe stata successivamente soffocata con un sacchetto di plastica e del nastro adesivo avvolto attorno alla bocca. Sarebbe morta dopo 5 lunghe ore di terribile agonia. Il suo corpo sarebbe poi stato portato nel bosco Fonte Cupa. Questa la drammatica ricostruzione sulla fine di Serena, avanzata in aula dalle pm della procura di Cassino, Beatrice Siravo e Carmen Fusco.
Serena Mollicone, Mottola “tranquilli”: le accuse
Ad essere responsabili del delitto di Serena Mollicone, sempre secondo la procura, sarebbero tutti i Mottola. Marco avrebbe spinto Serena contro la porta ma poi sarebbero intervenuti i genitori che lo avrebbero aiutato a portare a termine il delitto e a occultarne il cadavere. Nel corso della requisitoria, le pm hanno sostenuto: “Il delitto di omicidio accomuna tutti i componenti della famiglia Mottola. Se immediatamente soccorsa, Serena si sarebbe salvata ma muore per effetto di una condotta attiva, perché i Mottola tutti presenti e tutti concordi sul da farsi, davanti a una ragazza svenuta ma viva, le ostruiscono le vie aree e le chiudono il capo con un sacchetto di plastica e con il nastro adesivo”. In quella occasione le pm paragonarono i Mottola ai Ciontoli. Non è un caso se proprio oggi, ad attendere la sentenza, ci fossero in aula i genitori di Marco Vannini.
Al termine del processo la procura ha avanzato le sue richieste di condanna: 30 anni per il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, 24 anni per il figlio Marco e 21 anni per la moglie Annamaria, tutti e tre accusati di concorso in omicidio. Il maresciallo Vincenzo Quatrale è accusato di concorso nell’omicidio e per lui sono stati chiesti 15 anni, mentre all’appuntato Francesco Suprano 4 anni per favoreggiamento. Nella giornata della sentenza, intanto, Franco Mottola arrivando in Tribunale ha commentato all’AdnKronos: “Siamo qui, tranquilli”.