L’Alta Corte di Londra ha stabilito che Archie Battersbee, il 12enne in coma dallo scorso aprile, trovato dalla madre impiccato forse a seguito di una sfida online, non dovrà più contare sui supporti vitali dell’ospedale londinese Royal London Hospital. Come riferisce l’Avvenire nella sua edizione online, a deciderlo è stato appunto il tribunale di massima istanza britannico, lasciando sgomenta la famiglia dello stesso ragazzino. “Non c’è nessuna speranza che Archie possa migliorare – le parole del giudice nel leggere la sentenza – e non è nel suo interesse continuare a vivere in queste condizioni perché non prova nessun piacere ed è privato di qualsiasi autonomia.
“Le cure alle quali è sottoposto sono inutili e danneggiano la sua dignità. Prolungano la sua morte anzichè la sua vita. Sono convinto che, se potesse decidere, Archie sceglierebbe di morire”. Come accennato sopra, la pensano però diversamente i genitori, Hollie Dance e Paul Battersbee, che invece hanno spiegato al giudice che in passato avevano parlato con il bimbo, che aveva loro chiesto di lasciarlo in vita anche se si fosse mai trovato in coma, fino a che Dio avesse voluto che vivesse.
ARCHIE BATTERSBEE: PER I GENITORI IL 12ENNE PIANGE, STRINGE LE MANI E APRE GLI OCCHI
Inoltre, per mamma e papà il piccolo Archie Battersbee aprirebbe gli occhi e stringerebbe le mani, oltre a piangere. “Questa sentenza è un duro colpo per Archie e per la sua famiglia – le parole della mamma del bambino – con tutto il rispetto per il tribunale, non è nel migliore interesse di Archie morire”.
E ancora: “Una morte pianificata. Dal mio punto di vista la sospensione del respiratore è la cosa peggiore che possa capitare e non posso capire come si possa definire una morte dignitosa. E’ profondamente crudele infliggerci questo e accelerare la morte di Archie”. I genitori hanno deciso di ricorrere in Appello, ma la sentenza di ieri ha confermato quella già emessa a metà giugno da un’altra giudice dell’Alta Corte: vedremo come proseguirà questa vicenda.