Roberta Ragusa: verso riapertura caso? La mossa di Antonio Logli
Sono passati dieci anni e mezzo dalla scomparsa di Roberta Ragusa, ma a riaccendere i riflettori questa sera sarà la trasmissione Quarto Grado con gli ultimi sviluppi sul celebre caso di cronaca nera che ha diviso l’opinione pubblica. Sul piano prettamente giudiziario, nonostante il corpo della donna non sia mai stato trovato, il marito Antonio Logli ha affrontato i tre gradi di giudizio, accusato del suo omicidio, ed è stato condannato in via definitiva a 20 anni di reclusione. L’uomo però si è sempre dichiarato innocente.
Di Roberta Ragusa si persero le tracce nella notte tra il 13 ed il 14 gennaio 2012 dalla sua abitazione di Gello di San Giuliano Terme e da allora non fu mai ritrovata. Ma a dieci anni di distanza sono ancora numerosi i punti oscuri ed un nuovo teste potrebbe contribuire a riaprire il caso. Proprio in concomitanza con il decimo anniversario della scomparsa, Antonio Logli, attraverso il suo team difensivo ha annunciato l’intenzione di chiedere la revisione del processo alla luce dei nuovi elementi dall’Avvocato Andrea Vernazza, dalla criminologa Anna Vagli e dalla genetista forense Dr.ssa Teresa Accetta. Proprio la criminologa, nei mesi scorsi a Fanpage aveva commentato: “Abbiamo individuato una pista alternativa a quella ricostruita dall’accusa e presto il nostro lavoro verrà depositato in Corte d’Appello a Genova”.
Roberta Ragusa, tesi contrapposte e dubbi dopo ritrovamento resti
La nuova ipotesi in merito alla scomparsa di Roberta Ragusa, in realtà, è ampiamente nota da tempo e già avanzata dallo stesso Antonio Logli e dai suoi familiari, in contrapposizione invece a quanto sostenuto dalla famiglia della donna scomparsa. La nuova tesi è che Roberta possa essere fuggita all’estero. Adesso, secondo la difesa, ad alimentare tale ipotesi sarebbe anche un nuovo testimone ed alcune pagine del diario scritto dalla stessa Roberta. Del tutto differente, invece, l’idea di Nicodemo Gentile, rappresentante legale della parte civile a nome dell’associazione Penelope e che ha dichiarato, come riportato da Fanpage.it: “A lungo abbiamo chiesto a Logli di far ritrovare i resti della mamma di Gello. La sua colpevolezza è certificata dalla giustizia italiana. Le indagini ci hanno svelato un mondo non apparente in cui questa donna era imprigionata. Alla fine questa violenza psicologica le ha procurato la morte”.
Circa un mese fa, intanto, a proposito del mancato ritrovamento dei resti della povera Roberta Ragusa, sulle sponde del fiume Serchio era riemerso un osso. Il ritrovamento era stato compiuto dalla guardia Adriano Panipucci, responsabile del Nucleo cinofilo di Pisa, durante l’allenamento con il suo amico a quattro zampe aveva compiuto un ritrovamento inquietante. Si trattava di un lungo osso, forse un omero. Il primo pensiero era andato proprio a Roberta Ragusa, scomparsa dieci anni fa e mai più ritrovata. Interrogativi che tuttavia, come sottolinea La Nazione, sarebbero rimasti ancora in attesa di una risposta.