28 marzo 1993, tre soli minuti ma tanto bastò: è questo l’incipit di una delle più grandi storie d’amore del calcio italiano e lo scenario un po’ inusuale è quello dello stadio “Rigamonti” di Brescia dove un grande maestro della panchina come Vujadin Boskov fece esordire in Serie A l’allora 16enne Francesco Totti. Correva la stagione 1992-93 e, anche se quel biondino a detta di tutti era un predestinato e sarebbe stato capace di fare grandi cose, forse nessuno immaginava che era il primo atto ufficiale sul proscenio di uno dei più grandi calciatori di ogni epoca.
E, in attesa di guardare stasera in prima tv (ore 21.25 su Rai 1) il documentario “Io mi chiamo Francesco”, scopriamo qualcosa in più sul compianto allenatore serbo che, assieme a Carletto Mazzone (sulla panchina giallorossa l’anno successivo e ‘responsabile’ dell’esordio da titolare di Totti in Coppa Italia prima e in Serie A poi), è stato una figura fondamentale per il futuro capitano della Roma. “Dai, Ruggiero, facciamo entrare il ragazzino”: così Boskov, scomparso nel 2014, si rivolgeva all’allora attaccante romanista Rizzitelli che si trova a passare dalle parti della panchina mentre la gara che la Lupa sta vincendo 0-2 in trasferta oramai volge al termine. Il giorno prima Totti aveva segnato una doppietta in Primavera ma non sapeva che la gioia vera sarebbe arrivata a fine partita: “Fatti la doccia” gli dissero alcuni dirigenti, “perché domani segui la prima squadra a Brescia”. Eppure non c’era per il giovane Totti ancora nessun segnale di un possibile, oltre che precocissimo, esordio…
VUJADIN BOSKOV E L’ESORDIO DI TOTTI IN SERIE A: QUANDO DECISE CHE QUEL 16ENNE…
Tre minuti, come dicevamo: forse poco influenti, tanto che molti ricordano con più chiarezza i due successivi ‘esordi’ durante l’era Mazzone tra la fine del 1993 e i primi mesi del 1994. Eppure importanti a loro modo perché avvenuti sotto lo sguardo di un fenomeno troppo spesso sottovalutato della panchina come Boskov. A ricordare l’importanza dell’allenatore originario di Begec (Serbia), classe 1931, è un altro ex allievo oltre che connazionale che oggi ne ha seguito le tracce in panchina: “Boskov era molto intelligente” ha raccontato una volta Sinisa Mihajlovic, ricordando come il Professore avesse suggerito di portare “questo ragazzino con noi, è bravo, e se ci va bene lo facciamo esordire”. E così fu, con lo stesso Mihajlovic a suggerire a Boskov di dargli quello scampolo di gara.
Un ricordo affettuoso confermato anche dallo stesso Francesco Totti che in diverse occasioni ha parlato bene di Boskov, pur avendolo avuto solo per un brevissimo periodo come tecnico alla Roma. “Oggi è scomparso un altro membro importante della famiglia del calcio, Vujadin Boskov, un grande uomo, competente, vincente e dotato di un umorismo acuto e intelligente” aveva scritto l’ex capitano giallorosso all’indomani della morte di Boskov sul suo blog, ricordando appunto il suo esordio tra i professionisti. “Come potrei dimenticarlo? Grazie mister per avermi dato questa possibilità, unica come sei stato tu. Ora dal cielo con la tua ironia e il tuo sorriso sono sicuro che continuerai a guardare il calcio con l’occhio dell’immenso maestro che sei stato” è il commiato dell’allievo diventato oramai grande.