Se il vaiolo delle scimmie non è come il Covid, perché allora l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria globale? Lo spiega Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute. «L’infezione, trasmessa attraverso il contatto diretto (incluso quello sessuale), non si è più fermata, ed eliminarla è diventato ormai difficile», scrive l’epidemiologo sul Corriere della Sera. Dunque, per questo per l’Oms è comunque importante focalizzare l’attenzione «su una infezione virale che non sembra essere né altamente trasmissibile né particolarmente aggressiva dal punto di vista clinico».
Il vaiolo delle scimmie è stato dichiarato PHEIC, cioè Public Health Emergency of International Concern, quindi emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale. Per sei volte dal 2009 l’Oms ha dichiarato PHEIC: per il virus influenzale H1N1, nel 2014 per la poliomielite (a causa della mancata eradicazione a causa della persistenza di focolai in alcuni stati asiatici) e per l’Ebola in Africa centrale, nel 2015 per la Zika, nel 2018-2020 di nuovo per l’Ebola, quindi nel 2020 per il Covid. «In diversi casi si è trattato di crisi localizzate, in altri di eventi globali, ma sempre di fenomeni ritenuti “straordinari”, che hanno richiesto perciò una risposta internazionale coordinata, ai sensi del Regolamento Sanitario Internazionale», precisa Gianni Rezza.
VAIOLO DELLE SCIMMIE, “AMPLIFICATO DA PRIDE CANARIE”
Il comitato di emergenza in una prima riunione si era espresso in senso contrario sull’opportunità di dichiarare lo stato di emergenza sanitaria globale per il vaiolo delle scimmie, ma per il direttore generale dell’Oms era importante porre la questione agli stati membri per favorire un intervento. Il vaiolo delle scimmie, confinato per decenni nell’Africa tropicale, a partire da maggio ha cominciato a diffondersi in Europa. «Fortunatamente, il ceppo virale che sta circolando anche da noi è simile a quello endemico in Africa occidentale, e causa forme cliniche meno aggressive rispetto a quello presente in Africa centrale», scrive Giovanni Rezza sul Corriere della Sera.
Fino all’anno scorso in Europa erano stati segnalati casi sporadici di importazione, poi però qualcosa è cambiato. «Una volta introdotto nel nostro continente, è stato amplificato da alcuni eventi, di cui il principale rappresentato dal “pride” tenutosi a maggio alle Canarie». Il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute ha ribadito che «non siamo di fronte a un nuovo COVID-19 e non sappiamo ancora se diventerà un fenomeno globale, ma – in un mondo già pieno di problemi – del vaiolo delle scimmie ne avremmo fatto volentieri a meno!».