Stefania Craxi, figlia del leader socialista ed ex premier Bettino Craxi, torna a parlare della figura di suo padre e della politica italiana dell’epoca in un’intervista rilasciata a “Perfide Interviste”, citata da “Dagospia”. In particolare, ripercorre il momento emblematico del lancio delle monetine alle porte dell’hotel Raphael. “In serata, all’ora di cena, accendo la tivù e leggo sul Televideo di questo episodio assurdo, barbaro, un’aggressione squadrista, come l’avrebbe definita lui stesso” racconta Stefania Craxi, riferendosi all’opinione che ne avrebbe avuta il padre Bettino. “Alle 10 della sera, riesco finalmente a sentirlo; mi trova scossa, turbata, in lacrime. Stefania, mi dice, ricordati che una Craxi non piange. Il suo messaggio era chiaro: sei nata in una famiglia politica, quella politica che ha a che fare con la vita e con la morte, devi saper affrontare i momenti difficili che verranno”.
Tornando con la mente a quell’episodio, Stefania Craxi riconosce che “La campagna mediatica fu violenta, mistificatoria, denigratoria, e non stento a credere che le persone comuni possano avere creduto in toto a quello che leggevano sui giornali” ma ancora si chiede “perché da destra mi hanno chiesto scusa, e da sinistra ancora no?”. Non solo, rimanendo sul fronte politico, il rapporto e il diverso giudizio su compagni di partito dell’epoca non vede spiegazioni “semplici” per Stefania Craxi: a risposta diretta su cosa ne pensasse del professor Giuliano Amato, attuale Presidente della Corte Costituzionale, la risposta della figlia di Bettino è spiazzante, «Giuliano Amato è un uomo di grande esperienza, non gli mancano né le qualità e neppure l’intelligenza. E infatti è stato uno degli uomini più vicini a Craxi, suo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, nonché fra i massimi dirigenti del partito, commissario del Psi a Torino o a Milano quando scoppiava qualche grana. Dopodiché pongo una domanda: come mai il vice di Craxi viene periodicamente indicato come potenziale candidato alla presidenza della Repubblica, mentre mio padre dovette seguire la via dell’esilio? O sono manigoldi entrambi o entrambe sono delle brave persone…». Parlando del complesso rapporto con il padre, figura di spicco ancora controversa nella politica italiana, Stefania ricorda che “Da bambina, capii una cosa importantissima: se volevo relazionarmi con lui, dovevo imparare, e in fretta, il linguaggio della politica. Per questo amavo ascoltarlo tantissimo”.
Stefania Craxi ricorda la morte di Bettino ad Hammamet
Bettino Craxi morì nel 2000 ad Hammamet, in Tunisia, ma Stefania Craxi respinge con forza la parola “latitanza”. Nell’intervista citata da Dagospia, infatti, la figlia del leader socialista ribadisce che “Mio padre è andato in Tunisia, a casa sua, con il suo passaporto” e che “I giudici, tecnicamente, hanno commesso un abuso”, suggerendo come “avrebbero potuto emettere un provvedimento di rimpatrio, perché non l’hanno fatto?”. Secondo Stefania Craxi, Bettino si recò ad Hammamet perché “non ha inteso sottomettersi a una giustizia politica, farsi umiliare da chi lo voleva vedere in ginocchio”.
Stefania Craxi è in politica dal 2006 nelle file di Forza Italia e dal 2008 al 2011 è stata Sottosegretario agli Affari Esteri e, nell’intervista, parla del suo rapporto con la politica ricordando che “Vengo da una famiglia politica, per noi la politica è come l’acqua dove nuotano i pesci, non potevo di certo tirami indietro”, aggiungendo come “volevo, dopo quello che era successo a Craxi e al Partito socialista, provare a fare un’opera di verità e restituire a quella storia socialista il posto giusto che merita. Da questo punto di vista, l’essere stata eletta presidente della Commissione Esteri al Senato ha rappresentato una piccola rivincita della storia”.