La campagna elettorale non sia di ostacolo agli interventi necessari per incassare i fondi europei destinati all’agricoltura italiana nei prossimi cinque anni. A lanciare l’appello ieri è stato il Presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, all’apertura dell’Assemblea Nazionale dell’associazione a Roma. “Sulla Politica agricola comune – ha aggiunto Prandini – occorre superare le osservazioni di Bruxelles e approvare in tempi stretti il Piano strategico nazionale senza il quale non sarà possibile far partire la nuova programmazione dal 1° gennaio 2023. Stiamo parlando di una dotazione finanziaria di 35 miliardi per sostenere l’impegno degli agricoltori italiani verso l’innovazione, la sostenibilità e il miglioramento delle rese produttive, tanto più vitali in un momento in cui la guerra in Ucraina ha mostrato tutta la strategicità del cibo e la necessità per il Paese di assicurarsi la sovranità alimentare.
Lo sforzo di modernizzazione e la digitalizzazione dell’agricoltura italiana e dell’intero Paese non può fare a meno del Pnrr. Serve il massimo impegno di tutti per non rischiare di perdere quella che è un’occasione irripetibile. Dopo la pubblicazione del bando filiere occorre dunque accelerare anche su quello del fotovoltaico, che apre alla possibilità di installare pannelli fotovoltaici sui tetti di circa 20mila stalle e cascine senza consumo di suolo, contribuendo alla transizione green e riducendo la dipendenza energetica del Paese.
Allo stesso modo, è fondamentale il bando sulla logistica per agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo, superando il gap che ci separa dagli altri Paesi”.
“In coerenza con gli impegni del Pnrr – fa notare Coldiretti -, la prossima Legge di bilancio dovrà dunque sostenere il ruolo dell’agroalimentare nazionale, che oggi rappresenta il 25% del Pil ed è diventato la prima ricchezza del Paese, con misure per tutelare il reddito delle aziende agricole, anche a livello di tassazione. Misure indispensabili – incalza Coldiretti – anche per fronteggiare il drammatico aumento dei costi. Uno tsunami che si è abbattuto sulle aziende agricole con rincari che vanno dal +95% dei mangimi al +110% per il gasolio. E che arrivano al +250% nel caso dei concimi, un settore sottoposto al ricatto della Russia, che ne è un grande produttore, e che potrebbe però cogliere l’opportunità del digestato Made in Italy, un’alternativa in grado di consentire agli agricoltori italiani di disporre di una sostanza fertilizzante 100% naturale, derivata dalla lavorazione dei reflui, funzionale quindi a un’ottica di economia circolare”.
Ma non solo. “In questo momento storico particolare – ha aggiunto Prandini – è necessario sostenere le famiglie e i consumi interni”, alle prese con rincari che Coldiretti quantifica già in quasi 9 miliardi di euro soltanto per la spesa alimentare, con verdura, podio pane, pasta e riso in testa alla classifica dei rialzi. “In quest’ottica risulta fondamentale la riduzione del costo del lavoro in agricoltura con un taglio del cuneo fiscale, che finisca direttamente nella busta paga dei dipendenti, garantendo loro una maggiore capacità di spesa. Sul fronte del lavoro e dell’occupazione è poi strategico superare al più presto i vincoli burocratici che rallentano l’assunzione dei lavoratori stagionali, per salvare i raccolti sopravvissuti alla siccità. Non è infatti possibile che per colpa della burocrazia, le imprese perdano il lavoro di una intera annata agraria. Si tratta di assicurare i nulla osta soprattutto ai lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero, ma occorre anche introdurre un contratto di lavoro occasionale per consentire ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi”.
Le priorità sulle quali dovrà concentrarsi l’Esecutivo che uscirà dalle urne delle elezioni del 25 settembre però non finiscono qui. “Al prossimo Governo – ha sottolineato Prandini – chiederemo anche un decreto legge urgentissimo per modificare l’articolo 19 della legge 157 del 1992, così da ampliare il periodo di caccia al cinghiale e dare la possibilità alle Regioni di effettuare piani di controllo e selezione nelle aree protette. È paradossale essere qui a rinnovare una richiesta che avrebbe dovuto essere oggetto di un decreto promesso qualche mese fa e rimasto lettera morta, ma siamo davvero fuori tempo massimo per dare risposte alle decine di migliaia di aziende che vedono ogni giorno il proprio lavoro cancellato dai 2,3 milioni di cinghiali proliferati senza alcun controllo e che rappresentano un pericolo per la salute e la sicurezza dei cittadini”.
E ancora, sul tavolo di palazzo Chigi dovrà essere posta anche la questione, urgentissima, dei danni causati dalla siccità che – sostiene Coldiretti – ha ulteriormente aggravato il deficit alimentare dell’Italia, in grado di produrre appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 56% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora. Va meglio solo nel caso di latte e formaggi dove si arriva all’84% di autoapprovvigionamento. Una situazione – nota sempre Coldiretti – determinata soprattutto dai bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati.
Infine, il Governo dovrà occuparsi di questioni di respiro internazionale. In Europa – osserva ancora Coldiretti – occorre portare avanti la battaglia contro il Nutriscore, il sistema allarmistico di etichettatura a semaforo che alcuni Paesi stanno applicando su diversi alimenti sulla base dei contenuti in grassi, zuccheri o sale. Un sistema fuorviante, discriminatorio e incompleto – tuona l’associazione -, che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui, in alcuni casi, non è nota neanche la ricetta. E non è tutto. Coldiretti punta infatti il dito anche contro il cibo sintetico – dalla bistecca fatta nel bioreattore al latte senza mucche -, considerato una minaccia letale per l’agricoltura italiana e la salute dei consumatori. “Si tratta di un attacco alle stalle italiane e all’intero Made in Italy a tavola portato dalle multinazionali del cibo – ha ricordato Prandini -. Dietro belle parole come ‘salviamo il pianeta’ e ‘sostenibilità’, si nasconde l’obiettivo di arrivare a produrre alimenti facendo progressivamente a meno degli animali, dei campi coltivati, degli agricoltori stessi. Non possiamo accettarlo”.
Infine, sotto la lente dovranno essere messi gli accordi commerciali e in particolare il trattato tra l’Ue e i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay), tra i principali produttori di cibo a livello mondiale, che – afferma Coldiretti – rischia di aprire le porte a prodotti che utilizzano più di 200 pesticidi non autorizzati da noi e di aumentare deforestazione e inquinamento, mettendo in ginocchio le imprese agricole europee. L’associazione guarda piuttosto a una svolta sostenibile. “Coldiretti – ha affermato Prandini – chiede all’Europa coraggio per la transizione ecologica, con il via libera alla ricerca in campo delle new breeding techniques”, le nuove tecniche di evoluzione assistita (Tea) che potrebbero fare accelerare quella genetica green che la stessa Coldiretti definisce capace di tutelare l’ambiente, proteggere le produzioni agricole con meno pesticidi, difendere il patrimonio di biodiversità presente in Italia dai cambiamenti climatici. “Nuove tecniche da distinguere dagli Ogm transgenici e vicine alle politiche di sostenibilità che potrebbero rendere l’agroalimentare sempre più competitivo”, ha concluso Prandini.
Le cinque priorità dei primi 100 giorni del Governo secondo Coldiretti
1) Difendere l’agricoltura italiana con l’istituzione del ministero dell’agroalimentare: dalla legge di bilancio ai 35 miliardi di euro di fondi europei da non perdere
2) Europa: no al Nutriscore, no al cibo sintetico e no al Mercosur, sì all’origine in etichetta, sì alla sostenibilità e sì alla ricerca
3) Pnrr: la chiave per la sovranità alimentare, energetica e logistica italiana
4) Stop cinghiali: difendiamo cittadini e agricoltori
5) Invasi: acqua e energia sostenibile per l’Italia
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