Tra esenzioni e deroghe, alla fine il contestato piano europeo per raggiungere un taglio volontario del 15% del consumo di gas, precauzione per anticipare gli effetti di un eventuale blocco ritorsivo delle forniture russe, difficilmente porterà agli attesi risparmi finali di 45 miliardi di metri cubi. Il target di 15% viene calcolato sulla base del volume consumato in media dagli Stati membri tra agosto e marzo, nello scenario di un inverno freddo; che si riducono a 30 miliardi di metri cubi in caso di inverno mite.
L’accordo raggiunto è un mix tra intenti di solidarietà e compromessi. Che dipendono da molteplici parametri della situazione energetica di ciascuna nazione. Il livello di interconnessione con le reti di gasdotti europea (Irlanda, Malta e Cipro, fisicamente scollegati dall’Ue, i loro risparmi non andrebbe a beneficio di altri Stati); reti elettriche non sincronizzate con il sistema elettrico europeo (gli Stati baltici); il raggiungimento dell’80% del livello di riempimento degli stoccaggi; il trend della domanda di gas degli ultimi 5 anni, ecc. Alla fine, sono più gli Stati che in un modo o nell’altro riescono a scampare il taglio del 15% di quelli che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) sottoporvisi.
L’Italia, dunque, è parzialmente risparmiata da queste misure draconiane. Toccherà risparmiare “solo” il 7%, come ha spiegato il ministro Cingolani. Questo grazie all’intensa campagna di diversificazione degli approvvigionamenti, al buon andamento del ritmo di riempimento degli stoccaggi previsti raggiungere il 90% tra ottobre e novembre. Tra aumento di capacità dei rigassificatori esistenti e arrivo di due navi di rigassificazione, tra accordi con nuovi fornitori e incremento della capacità del flusso in arrivo dagli altri 4 gasdotti con terminal in Italia, possiamo stare sereni per il prossimo inverno. Se non addirittura, nel 2024, sbertucciare Gazprom che sarà diventato un nostro ex-fornitore.
Giusto tirare un sospiro di sollievo, con qualche perplessità però. Nei primi sei mesi del 2022 il consumo di energia elettrica non ha fatto che crescere a dispetto dei prezzi stratosferici. A giugno, secondo Terna – la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale – l’Italia ha consumato complessivamente 27,9 miliardi di kWh di energia elettrica, un valore in crescita del 2,7% rispetto allo stesso mese del 2021. E il consumo di tutti i primi mesi dell’anno 2022 è stato sempre con segno più. Il consumo di gas, nello stesso periodo, rimane stabile per effetto della contrazione dei suoi usi nel settore industriale (cemento, acciaio, vetro, ceramiche), mentre aumenta il suo consumo per la generazione di elettricità.
Stupisce che nulla sia stato detto sulle misure di risparmio dello studio dell’Enea secondo cui si stima che, solo in base a comportamenti responsabili di cittadini e famiglie, si arriverebbe a un risparmio di gas equivalente a quel 7% che ci chiede l’Europa.
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