E’ stato ucciso il leader di Al Qaida, Ayman al Zawahiri. Attraverso un attacco aereo condotto dagli Stati Uniti con un drone, il potente capo dei terroristi afghani è stato assassinato lo scorso fine settimane in quel di Kabul. Ayman al Zawahiri era ricercato da ben 11 anni, precisamente dal 2011, da quando era subentrato allo storico numero uno dell’organizzazione terrorista Osama bin Laden, anch’egli ucciso a seguito di un’operazione militare statunitense. A confermare la notizia, anticipata dai media americani, sono stati il presidente Usa Joe Biden e la Casa Bianca, sottolineando che l’uccisione è avvenuta lo scorso 30 luglio attraverso un’operazione eseguita dalla Cia “sotto la direzione di Joe Biden”.
Il commander in Chief, parlando dal balcone della Blue Room della Casa Bianca, ha aggiunto: “La mia speranza è che questa azione consenta alle famiglie delle vittime dell’11 settembre di voltare pagina”, specificando che non ci sono state delle vittime fra i civili. L’uccisione di al Zawahiri è senza dubbio un grande successo da parte dell’antiterrorismo statunitense, giunta a 11 mesi di distanza dal ritiro delle truppe americane in Afghanistan dopo che Kabul era stata conquistata dai talebani.
AYMAN AL ZAWAHRI, UCCISO LEADER AL QAIDA: ERA IN CASA DI UN ALTRO LEADER TALEBANO
Zawahiri era considerato l’uomo più vicino a bin Laden, e nel contento uno dei leader che insieme a Bin Laden aveva progettato quello che rappresenta senza dubbio il più grave attacco terroristico della storia, ovvero, quello avvenuto l’11 settembre del 2001, durante il quale vennero abbattute le Torri Gemelle di New York e sventrato parte del Pentagono, provocando la morte di circa 3mila persone.
Da quando aveva preso il potere di Al Qaida aveva trasformato il gruppo in una rete di cellule operative e pericolose pronte ad operare in varie parti del mondo. L’operazione è avvenuta tramite un attacco aereo in una casa di un leader talebano, Sirajuddin Haqqani, in un quartiere residenziale di Kabul frequentato anche da funzionari del governo. I talebani hanno condannato l’operazione, ritenendola in contrasto con gli accordi di Doha.